La Super Strat è la chitarra nata per assecondare le esigenze esecutive estreme del chitarrismo moderno. Di fatto, le Super Strat sono le chitarre dell’heavy metal e dello shred.
Sono chitarre spesso snobbate dai chitarristi più legati a generi come blues, jazz, pop o classic rock. Paragonate, infatti, alla voce degli strumenti propri dei generi appena nominati (Fender, Gibson, Rickenbacker...), le Super Strat possono risultare più sottili, vetrose e leggere, addirittura stentate, nell’esecuzione di accordi e note singole. Ma lasciate a briglie sciolte nei loro scenari, tra distorsioni heavy e passaggi virtuosistici, è proprio la loro anima più sottile a permettere una definizione, un’intelligibilità e una proiezione sonora difficile da ottenere con strumenti tradizionali.
Nel solismo più moderno, nella logorrea di note dello shred, chitarre dalla voce troppo importante e grossa rischiano di ingolfare ciò che si suona, confonderlo, privarlo d'attacco, scansione ritmica e nervo.
Le Super Strat invece sono fatte per correre, spingere al massimo il gain dell’amplificatore e dare fuoco alle polveri in un assolo.
Per questo oggi, per omaggiare questa cover story, vi offriamo da studiare tre frasette decisamente high tech per le quali ci siamo rifatti allo stile di uno dei più grandi shredder di tutti i tempi Greg Howe. Howe nel corso della sua lunga attività ha sempre utilizzato chitarre Super Strat; quella però che nell’immaginario collettivo gli è rimasta incollata al collo è la Fender Strat HM rosa shocking che utilizzava all’inizio della sua carriera.
Per agevolare anche i meno esperti con lo shred e facilitare l’inserimento di questi lick all’interno dei fraseggi più tradizionali, ho deciso di costruirli tutti all’interno del più innocuo box pentatonico. Siamo in Em.
Il denominatore comune di queste frasi è il fatto che, come nello stile di Howe, non prevedono aperture della mano estreme con diteggiature ampie. L’insidia esecutiva è tutta nella velocità elevata e nell’articolazione dei movimenti che potrebbe non risultare meccanica a un approccio iniziale.
La prima frase interessa la parte finale della scala pentatonica. L’elemento da mettere in rilievo è il barrè che va eseguito con il dito anulare tra le corde di B e E cantino al quindicesimo tasto.
Questi barrè sono davvero caratteristici del playing di Howe. La leggenda vuole che da giovanissimo Howe fosse rimasto folgorato dal tapping di Van Halen. Dal solo ascolto del disco, Howe non riusciva a immaginare che quell’effetto provenisse dalla mano destra impegnata sul manico, e così pare avesse escogitato questo stratagemma dei mini barrè.
Anche se la parte potrebbe prestarsi a un’esecuzione in hybrid picking, suoniamo tutto con il plettro. Il pattern di pennata è particolarmente articolato: non snobbiamo le legature e rispettiamolo più fedelmente possibile.
Questo è il singolo pattern da provare lentamente per fare pratica con la pennata.
Ora alziamo la velocità e articoliamo il pattern in questo lick costruito su sestine di sedicesimi.
Il secondo lick mette in gioco una delle tecniche più rappresentative del chitarrismo esplosivo e circense degli anni ’80, il tapping. Greg Howe era un vero maestro in questa tecnica e rispetto all’utilizzo di Vai e Van Halen ne introduceva degli elementi davvero originali, tutti ben sintetizzati in questo lick. Alcune note prese in tapping ribattono note suonate dalla mano destra permettendo maggiore velocità e interessanti effetti di ribattuta. Il tapping di Howe era molto percussivo e tutto l’avambraccio della mano destra stava sollevato facendo sì che la mano arrivava a percuotere le corde con un piglio molto nervoso, ritmico e con volume notevolmente superiore.
Proviamo questo tipo di tapping sulla pentatonica arricchita dalla nota blues.
Ora traghettiamo questo link ai giorni nostri e spariamolo ancora più sù di velocità: da sestine a trentaduesimi…
L’ultima frase prevede ancora l’utilizzo del tapping. Questa volta però la pentatonica è suonata con i salti di corda, omettendo le corde di E basso, D e B. Non sono previste alcune plettrate: tutto è suonato in hamer on e pull off. In questa maniera la pentatonica suona molto simile a un arpeggio. In questo caso potremmo pensarlo come un A7 sus 2/add 4.
Proviamo il pattern con cui sviluppiamo l'arpeggio pentatonico con tapping e string skipping, dapprima lentamente.
E ora trasformiamolo in un lick vorticoso!
Come sempre vi lascio la backing track per scorrazzare a tutta birra con questi lick.
Allacciate le cinture e buon divertimento!