Un elemento che quasi nessun chitarrista, specie alle prime armi, tiene in considerazione nella scelta di una chitarra, sono i tasti.
Queste piccole barrette non possono certo ammaliare come un pickup ad alta uscita o un legno meravigliosamente fiammato, ma la loro importanza è vitale perché il nostro tocco e il modo di suonare dipendono proprio dai tasti.
Mentre suoniamo, la pressione delle dita sulla tastiera riduce la lunghezza della corda in corrispondenza di un tasto e quindi l’intonazione della nota dipende dal corretto posizionamento e dal livello di usura del tasto stesso.
Un tasto appiattito può causare uno spostamento del punto in cui la corda poggia, variando il pitch della nota.
La dimensione dei tasti (ovviamente nuovi) non si riflette sull’intonazione, ma riguarda la suonabilità dello strumento.
Tasti alti rendono più semplice far risuonare chiaramente le note, poiché è richiesta una minore pressione del dito per suonare, un punto focale su cui lavorare quando si studia.
Tasti bassi danno molta meno corsa al dito prima di toccare il legno e sarà quindi più difficile stonare, ma la sensazione del legno sotto le dita non è sempre gradita e può frenare durante l’esecuzione di bending.
I tasti alti lavorano al contrario e hanno una durata generalmente maggiore.
Premere il meno possibile per far risuonare una nota migliora la nostra agilità e di conseguenza la velocità, ma non solo: evita la possibilità di stonare aumentando il pitch e soprattutto di consumare i fret.
Per la costruzione dei tasti si fa riferimento a tre materiali:
- Nickel/Silver
- Stainless steel
- Gold
Inoltre in commercio si trovano fret tagliati a misura o in lunghe listelle da sagomare.
Nickel/Silver sono i quelli più diffusi e più semplici da lavorare. Sono composti principalmente da ottone, ma non contengono argento, il colore è dato dal nickel da cui deriva il nome, generalmente presente al 18%.
L’acciaio è più duro e resistente quindi più difficile da consumare, a patto di non usare corde particolarmente vecchie con depositi che possono corroderlo.
L’oro cui si fa riferimento è semplicemente una lega di ottone che non contiene nickel e che, lucidato, ha il caratteristico colore dell’oro 18k. Anche questi tasti sono molto resistenti, ma difficili da lavorare.
Più il materiale è duro, più sarà brillante e presente il suono prodotto. Data la comune abitudine di usare tasti in ottone e nickel, i chitarristi sono ormai abituati a questo suono: ecco perché tendenzialmente le aziende evitano equipaggiamenti differenti dal comune nella vendita delle chitarre.
Il tasto ha una forma simile ad un fungo, con una parte superiore detta corona, cui misureremo altezze e larghezza, e un gambo che affonda nel legno e vi si aggrappa tramite dei dentelli.
Iniziamo a catalogare i tasti più usati in assoluto dai maggiori costruttori, evidenziando sigla, descrizione e utilizzo.
6230: è il tasto più piccolo usato per chitarra e si trova sui manici Fender Vintage e reissue.
6130: viene spesso chiamato “medium jumbo”, basso e molto largo usato su molte Gibson.
6150: è il “jumbo”, largo come 6130 ma più alto e si trova sulle Fender contemporanee.
6105: è stretto e alto, installato su molte chitarre moderne.
6100: alto come il 6105 e più largo del 6130, è enorme e da quasi l’effetto di un manico scalloped.
Montato su molte Ibanez e strumenti moderni.
Esistono moltissimi altri tipi di tasti, quindi dobbiamo capire i parametri su cui basare la nostra scelta, valutando altezza, larghezza e considerando i differenti materiali e aziende.
Uno dei maggiori produttori di tasti è Dunlop e le sue sigle sono prese come riferimento da molti produttori, come Warmoth.
Come osservato, le dimensioni dei tasti variano fra .078” e .110” in larghezza e fra .035” e .055” in altezza.
Tasti alti, da .045” in su, assicurano facile esecuzione dei bending e hanno bisogno di poca pressione per ottenere note nitide e questo li rende ideali per suonare velocemente.
L’apice di questo concetto si raggiunge con una tastiera scalloped come usata da Yngwie Malmsteen, che monta tasti 6100 su tastiera incavata che dà la sensazione di galleggiare con le dita, in modo da avere pieno contatto con la corda ed evitare pressione eccessiva.
Molti altri chitarristi legati allo shred preferiscono tasti più magri come il 6105, soprattutto per questione di gusto e stile. Steve Vai e Joe Satriani usano questi eccellenti tasti sulle loro chitarre e il feeling dato da un tasto alto ma stretto è considerato unico.
Altri preferiscono tasti bassi come sulle Gibson Les Paul, per un suono generale più rotondo e molti scelgono tasti larghi e bassi per una più semplice intonazione delle note, come sulle Les Paul Custom.
I tasti larghi si consumano meno rapidamente di quelli stretti e mantengono le loro caratteristiche più a lungo.
Quindi una prima attenta valutazione deve essere rivolta alla nostra tecnica ed eventualmente è bene lavorare sulla precisione dell’intonazione che migliora durante gli anni, così come si svilupperà il tocco e la capacità di rendere vive tutte le sfumature possibili, a patto di lavorarci seriamente.
Tendenzialmente la mancanza di questi fattori porta a imprimere troppa forza, con il risultato di suonare male e stonati, lamentando l’incapacità di raggiungere una buona velocità e soprattutto rovinando e consumando i tasti.