di Gianni Rojatti [user #17404] - pubblicato il 14 ottobre 2012 ore 09:00
Ispirandoci al loro capolavoro The Colour And The Shape, analizziamo la creazione di una parte chitarristica in stile Foo Fighters. Stupirà i meno esperti scoprire che un muro e una pasta di suono del genere arriva non da suoni enormi o giganteschi accordi torcidita, ma dall'accurata somma di tante piccole parti di chitarra, diverse e complementari.
Al di là del songwriting eccellente e della trascinante personalità di Dave Grohl, i Foo Fighters hanno rappresentato anche uno dei riferimenti più imitati nella produzione e registrazione delle chitarre elettriche nel rock e nell'alternative. Ghrol e i suoi Foo Fighters hanno registrato alcuni dei dischi rock più intensi e potenti degli ultimi quindici anni e sono riusciti - grazie a un sound interamente costruito sulle chitarre - ad abbracciare la velocità del punk con la potenza e la precisione del metal imbastardendoli ora con cupe digressioni grunge, ora con ruffiane carinerie pop.
Fatta eccezione per il valido omonimo disco d'esordio della band che, chitarre alla mano, non aggiungeva molto a quanto già detto dai Nirvana, dal successivo The Colour And The Shape, probabilmente il loro capolavoro, i Foo Fighters hanno continuato a stupire per la qualità e freschezza della loro produzione.
Proprio ispirandoci al suono di questo disco, abbiamo deciso di analizzare la creazione di una parte chitarristica in stile Foo Fighters. Stupirà i meno esperti scoprire che un muro e una pasta di suono del genere arriva non da suoni enormi o giganteschi accordi torcidita, ma dall'accurata somma di tante piccole parti di chitarra diverse e complementari.
L’armonia di questa parte, un ideale ritornello, è composta da due soli accordi: Dm per due misure e Bb per altre due misure. La tonalità potrebbe essere un F maggiore di cui Dm e Bb sono rispettivamente sesto e quarto grado.
Il basso scandisce gli accordi suonando a plettro in ottavi e limitandosi praticamente alla tonica . Un tipico portamento rock ammiccante al punk. Partiamo proprio dal sentire la sezione ritmica nuda e cruda.
Es. 1)
ES. 1)
La prime chitarre che realizzeremo saranno quelle di base: le più grosse, possenti e avvolgenti. Suoneranno dei power chord distorti sull’uno di ogni misura
La chitarra è accordata in Drop D e quindi sull’accordo di Dm sfrutteremo la corda a vuoto.
Il power cord di D viene ribattuto anche al dodicesimo tasto, un ottava sopra.
Ci serviremo di una chitarra potente, rigorosamente con l’humbucker settato al ponte. L’ideale potrebbe essere una Les Paul sparata in un ampli high gain tipo Mesa Rectifier.
Es. 2)
ES. 2)
Ora, doppiamo questi power chord sempre con un suono distorto e ancora con una chitarra con humbucker. Usare un’altra chitarra e quindi un suono leggermente diverso, arricchirà la pasta di colore delle prime power chord. In questo caso immaginiamo di servirci sempre di una Gibson ma magari SG. Sarà altrettanto aggressiva, ma con più attacco e un suono più aperto. Sfrutteremo un timbro di distorsione sempre molto carico ma dal sapore meno moderno. Sarà perfetta la classica distorsione di un Marshall. Suoneremo gli accordi su un registro più alto, con la tonica sulla corda di A. Arricchiremo gli accordi con la seconda suonando quindi Dsus2 e Bbsus2.
Sentiamo la parte da sola
Es. 3)
ES. 3)
Proviamo a sommare le due parti registrate e a formare il nostro muro di chitarra. Terremo le più cattive, le prime accordate in Drop D, più alte nel mix. Le altre, coi voicing di Sus2, coloreranno e integreranno il suono delle prime con l’intervallo di seconda che darà un colore più epico e drammatico alla parte.
A un ascolto superficiale, sembrerà un’unica chitarra con un suono gigantsco che esegue accordi con diteggiature enormi.
Es. 4)
ES. 4)
A questo punto, eretto il muro di chitarrone distorte, è il momento di creare un collante tra queste e il basso. Realizzeremo con un suono crunch degli ottavi leggermente stoppati che doppiano il portamento del basso. Questa è una parte di chitarra importantissima perché è quella che dà il tiro.
Suonare ottavi così fieri, decisi e incollati all’intenzione del batterista è una delle sfide più insidiose per un chitarrista in studio di registrazione. Registriamo queste chitarre con una chitarra con tanta punta e attacco. Ottima una Telecaster con il pick up al ponte sparata in un combetto valvolare imballato con un overdrive davanti. Sentiamo la sola sezione ritmica con gli ottavi che si sovrappongono.
Es. 5)
ES. 5)
Apriamo tutte le chitarre. La percezione sarà che gli imponenti muri distorti ora viaggiano sul tempo e tirano assieme alla batteria grazie agli ottavi distorti.
ES. 6)
ES. 6)
Arriviamo ad alcune delle chitarre più caratterizzanti dell’estetica di suono dei Foo Fighters. Se quella fatte fino ad ora erano smaccatamente rock e punk, quelle che stiamo per aggiungere tradiscono la componente più alternative e grunge della band. Doppiamo gli ottavi ma questa volta snobbando le corde più basse e concentradoci sui cantini. Sul D suoneremo un semplice Dm e sul Bb un Bbsus 2. I cantini che sferragliano creeranno ancora più coesione di suono tra le parti e porteranno maggiore armonia alla parte.
Uno degli amplificatori più utilizzati dai Foo Fighters è il Vox Ac30. Abbinato a una chitarra con single coil (una Strato o la Tele appena usta) ci darà il suono perfetto: un pulito leggermento imballato e rognoso.
Sentiamo la parte da sola assieme a basso e batteria.
Es. 7)
ES. 7)
E adesso tutto assieme.
Es. 8)
ES. 8)
Ciliegina sulla torta, inseriamo un vero e proprio trademark dei Foo Fighters. Creiamo una piccola melodia che scandisce il cambio degli accordi costruita su semplici bicordi. L’incedere ritmico della parte è in ottavi alternati da pause di ottavi: suonerà secco e nervoso e trascinerà il groove in maniera incredibile.
Dovendo far uscire questa parte sopra una coltre enorme di chitarre questo sarà forse il suono più difficile da centrare. Proviamo a crearlo ancora una volta con il Vox ac30 con un overdrive bello deciso davanti. Per la chitarra ci siamo serviti di un suono ibrido suonando lo stesso riff sia con una Epiphone semiacustica tipo 335 che con una stratocaster. La parte è valorizzata con un leggero tape delay che impasta leggermente il suono e lo rende più vellutato. Ascoltiamo la parte su basso e batteria
Es. 9)
ES. 9)
Apriamo tutte le chitarre. Incredibile l’illusione che ci fa percepire come protagonista l’ultima chitarra, quella appena registrata, se vogliamo la più piccola per suono e parte. Eppure con una costruzione di arrangiamento ben ragionato sembra una chitarra enorme e probabilmente, alle orecchie dei meno esperti, potrebbe sembrare addirittura l’unica.