Detta così, la prima considerazione che verrebbe spontaneamente è: "ma allora chi te lo fa fare?".
Sbagliato, perché è proprio la ricerca dell'emozione la motivazione principale. Con una discreta componente di rischio, ovviamente: se tutto va bene, la gratificazione è grande, ma se non va bene ci siamo davvero fatti male… gratis. Ma si sa: no guts, no glory.
La tensione che precede il momento della verità è tutta focalizzata ad eliminare, nei limiti delle umane possibilità, le eventualità che qualcosa vada storto regalandoci, invece degli apprezzamenti che ci piacerebbe ricevere (e non mi si dica che non ci si esibisce principalmente per questo), delle sonore ed indelebili figuracce.
Siamo consapevoli che, nonostante i nostri sforzi, qualcosa andrà sicuramente per il verso sbagliato, e dare la colpa a Murphy non è di grande sollievo.
Sbaglieremo quel passaggio difficilissimo? Oppure quello facilissimo, fatto un milione di volte? Si romperà una corda? Il batterista si ricorderà TUTTO il brano? Ci sarà pubblico? Il suono sarà buono? Avrò chiuso il gas?
Già diversi giorni prima dell'evento la nostra mente lavora alacremente e le aspettative crescono tanto quanto i timori. Sì, l'esperienza aiuta, ma con l'esperienza anche l'assicella si sposta sempre più in alto, e siamo daccapo.
Arriva "IL" giorno. Per un'esibizione che durerà una o due ore impiegheremo quasi tutta la giornata in preparativi, controlli dell'attrezzatura (ma allora perchè OGNI volta mi dimentico il supporto per la chitarra, cavolo?), carico/scarico dell'auto, spostamenti, montaggi, soundcheck, attesa prima della prima nota….
E poi tutto succede in un lampo. Il momento tanto atteso scorre come se si attraversasse l'iperspazio. Non fai nemmeno a tempo di rilassarti (se sta andando tutto bene) e… "Vi salutiamo con questo ultimo pezzo, grazie a tutti, alla prossima!". Ma come… GIA' FINITO?!?
Vabbè. Puoi finalmente rilassarti, fare quattro chiacchiere commentando la serata, riprendere fiato per ricaricare tutto e ripartire verso casa.
Ti accorgi che, in fondo, gran parte dell'emozione -e del divertimento- non stanno sul palco, ma nell'attesa e nella preparazione di quel momento, che ne è il coronamento, la ciliegina. Allora è vero che il percorso è più importante del traguardo?