Qualche mese fa ho avuto bisogno di comprare una nuova chitarra. Suonavo in due gruppi, uno hard rock e uno blues e volevo qualcosa di abbastanza versatile per entrambi i generi.
Sui requisiti avevo le idee chiare: corpo in mogano, ponte fisso, manico incollato, almeno un pickup humbucker. Come prevedibile, la maggior parte dei modelli che avevo adocchiato erano in stile Les Paul, ma curiosando su un noto sito di annunci ho visto in vendita questa Ibanez: sembrava nuova e costava solo 350 euro inclusa la custodia rigida. Il venditore è un musicista professionista, l'aveva comprata per sfizio usandola pochissimo. Insomma, dopo una breve prova ho tirato fuori sette banconote da cinquanta e me la sono portata a casa.
Questo articolo ha alle spalle quasi un anno passato con lei. Ho voluto aspettare per evitare la sindrome da giocattolo nuovo e per provarla in varie circostanze. Non scrivo per stringermi la mano da solo, ma per essere utile a chi sta valutando questa chitarra.
Il manico è passante in acero/noce, il corpo in mogano, la tastiera in palissandro con 24 tasti jumbo. Sulla bilancia fa registrare circa 4 Kg. I pickup sono due DiMarzio D-Activator, l'elettronica è composta da un tono, un volume e selettore a tre posizioni. Il ponte è un Gibraltar Custom con corde passanti e le meccaniche sono senza marca.
La chitarra è stata prodotta nel 2007 in Indonesia.
Lascio a ciascuno la sua opinione sul look vistoso e un po' tamarro. Forse avrei preferito una chitarra dall'estetica più tradizionale, ma in questo caso ho sacrificato l'apparenza per altri aspetti che descrivo più avanti. Ho visto che esiste anche la versione bianca: ecco, quella per me sarebbe stata un po' troppo, perciò posso considerarmi fortunato.
Non sapevo bene cosa aspettarmi dalla produzione indonesiana, ma questo particolare strumento non mi ha dato grandi delusioni. Alcuni aspetti sono molto buoni: gli intarsi sulla tastiera sono precisissimi e non scricchiolano, i potenziometri sono ancora piacevolmente fluidi, il jack ha un bello scatto, come pure il selettore dei pickup.
I difetti che ho trovato sono solo cosmetici e riguardano il profilo bianco che corre lungo il corpo e la tastiera: ci sono tre punti - fortunatamente non troppo visibili - dove è rimasto un po' storto. Un altro dettaglio migliorabile è il coperchietto di plastica che chiude il vano dell'elettronica: è troppo flessibile e si arcua leggermente. Già che siamo in zona, cablaggi e saldature sono nella norma, non eccezionali ma neanche da rifare.
Il ponte mi è sembrato scomodissimo da regolare, dato che bisogna agire su ben sei viti a brugola solo per alzarlo e abbassarlo, dopodiché ce ne sono altre sei per spostare le sellette. Avrei preferito un classico ponte di tipo Tune-o-Matic come il Gibraltar III, più semplice e funzionale.
Nota di merito per i tasti, ben posati e privi di bordi taglienti. La barra tendimanico si muove in modo molto progressivo e risponde anche a regolazioni minime. Ho potuto impostare un'azione al dodicesimo tasto di 2 mm sul Mi basso e 1,8 su quello alto, ma se avessi la mano più leggera forse potrei scendere ancora un po' senza causare fastidiosi ronzii.
Le meccaniche hanno un aspetto sottotono rispetto allo strumento, ma fanno comunque il loro dovere.
Ibanez ha una lunga tradizione di manici sottili e la VBT700 non fa eccezione. Ho trovato il manico scorrevolissimo e non troppo stretto. Non la definirei "morbida", ma comunque i bending estremi sono un piacere, così come i passaggi veloci. È una chitarra da suonare di giustezza, non gradisce di essere trattata in modo rude o impreciso.
Grazie alla forma del corpo, tutti i 24 tasti sono realmente accessibili. I punti di attacco della tracolla permettono un buon bilanciamento. Stando seduti risulta abbastanza comoda appoggiandola alla gamba nell'incavo della V.
Tra sala prove, uso casalingo e suonate con gli amici, ho avuto l'opportunità di ascoltare la VBT700 con numerosissimi amplificatori. Ne cito solo alcuni: Fender Twin, Marshall JCM900, Vox AC30 testata, Fender Princeton Chorus, Peavey 5150 II, Marshall Valvestate 8080 combo, Hughes & Kettner Vortex. Non amo i pedali, uso solo il distorsore Advance Tube Tech Virus Drive perché il canale distorto del Princeton è penoso.
Come prevedibile, questa è una chitarra quasi senza rivali quando è richiesta una distorsione di qualsiasi tipo, anche perché è difficile tirarle fuori un pulito assoluto. I D-Activator sono l'ideale per spingere al massimo un amplificatore, specie se valvolare. Tra quelli che ho elencato, il mio preferito è il Twin Reverb: mai sentita una distorsione così ricca, articolata e presente.
Il pickup al ponte è quello più in linea con lo spirito dello strumento: quasi insolente nei distorti ma mai fangoso o confuso, è ottimo anche per le ritmiche appena un po' sporche. Molto buona la dinamica, rispecchia bene la forza della pennata. Dal metal vecchio e nuovo agli AC/DC non ci saranno problemi, questo è il suo pane quotidiano.
Il pickup al manico va bene per ritmiche in stile black metal, certo, ma ha anche molti altri usi. Per un suono ai confini del jazz abbasso parecchio il volume, chiudo un po' il tono e regolando per bene l'amplificatore (preferibilmente Fender) ecco una bella voce piena e rotonda che non ci si aspetterebbe. Anche il woman tone di Eric Clapton è alla portata di tutti, basta avere l'amplificazione giusta e non esagerare col gain.
Col selettore dei pickup in posizione centrale, entrambi funzionano come single coil. Nessuno è obbligato a crederci, ma col crunch del Valvestate 8080 ottengo un suono alla Stevie Ray Vaughan assai plausibile. Questo è forse l'unico uso della posizione centrale, che di per sè trovo piuttosto anemica.
Qualcuno magari si sarà stupito dei nomi che ho citato, ma li ho messi apposta per rappresentare la versatilità dello strumento. Non è ignorante come potrebbe sembrare, sicuramente non è fatta per catturare tutte le sfumature più sottili ma ho constatato che all'occorrenza sa mettersi se non il frac almeno giacca e cravatta.
L'amplificatore giusto, un pedale particolare, il tocco del suonatore possono portare una chitarra oltre i limiti, permettendole di affrontare tanti generi in modo almeno dignitoso. Non sto dicendo che se avete una VBT700 potete vendere la semiacustica, però usare una chitarra in modo creativo può offrire nuovi spunti e qualche bella sorpresa.