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Quel benefico rossore...
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di Oliver [user #910] - pubblicato il 23 settembre 2013 ore 07:30
Che lo vogliamo o no, siamo tutti vittime del marketing e, come se non bastasse, ci mettiamo anche del nostro, aggrappandoci a convinzioni che spesso ci illudono di far parte di un'èlite di sapienti, custodi di qualche imprecisato Fuoco Sacro.
(ovvero: "Il Marketing: se lo conosci non ti uccide") Chi ha superato gli 'anta ha con buona probabilità ricordato immediatamente a cosa si riferiva il "benefico" rossore citato nel criptico titolo, che non è l'incipit di una poesia. La pubblicità di una notissima -ma sarebbe più corretto dire famigerata- lozione contro la caduta dei capelli, probabilmente corresponsabile di molte calvizie degli anni '60/'70 (vi dico subito che non l'ho mai usata: ho fatto tutto da solo), è un eclatante esempio di come e quanto possa funzionare il marketing. E, se avrete un attimo di pazienza, capirete dove voglio arrivare. Per farla breve: la lozione irritava la pelle e causava un evidente arrossamento della cute trattata. Mica bello. Però è bastata un'idea, geniale quanto semplice, per trasformare un inquietante difetto (se non addirittura un segnale di allarme) in un "plus" che doveva testimoniare l'effettiva efficacia del prodotto, decretandone un successo strepitoso. E' stato sufficiente specificare, con tanto di eloquente ripresa in primo piano, che "il benefico rossore alla base dei capelli dopo la frizione è indice dell'attività del prodotto", e tutti ci hanno creduto. Potenza del marketing.
Veniamo quindi a noi. Che lo vogliamo o no, siamo tutti vittime del marketing e, come se non bastasse, ci mettiamo anche del nostro, aggrappandoci a convinzioni che spesso ci illudono di far parte di un'èlite di sapienti, custodi di qualche imprecisato Fuoco Sacro. Se riflettessimo su quanto questo atteggiamento ci costa, anche economicamente, ci spaventeremmo. Ma a volte non basta nemmeno questo, e assecondiamo convinzioni a volte bislacche, pur essendo consapevoli della loro dubbia consistenza. Qualcosa del genere accade, per esempio, con le nuove soluzioni adottate per la realizzazione delle tastiere dei nostri amati strumenti. Da un po' di tempo si parla di acero "roasted", e le reazioni del pubblico sono diversissime se si parla di strumenti Suhr o Gibson: Suhr ha introdotto la novità pubblicizzandola come una trovata geniale, ricercata e mirata ad ottenere strumenti di qualità migliore, Gibson l'ha giustificata come surrogato ecologico per evitare l'utilizzo del palissandro (che in realtà al momento non poteva usare). Risultato: Suhr = innovazione, Gibson… non fa più gli strumenti come una volta e ci rifila legni di seconda scelta. E pure brutti. In definitiva, il prodotto è identico e può essere buono o cattivo (e per capirlo bisogna PROVARLO, non leggerlo sul web), la sola differenza sta nel fatto che Suhr ha un ufficio marketing che ci sa fare, Gibson direi decisamente di no. E non parlo nemmeno della Richlite, ugualmente demonizzata da chi non l'ha non dico toccata, ma nemmeno vista, e figuriamoci se ha sentito come "suona".
La soluzione ci sarebbe, anche piuttosto semplice: si chiama blind test. Solo azzerando i fattori di potenziale pregiudizio possiamo essere ragionevolmente oggettivi. Se ci pensiamo, molte volte veniamo sottoposti a blind test senza nemmeno rendercene conto. E i risultati sono, immancabilmente, sorprendenti e a volte decisamente imbarazzanti. Squierine da poche decine di euro scambiate per CS (perché settate particolarmente bene e magari suonate dal Quaio di turno), modesti amplificatori a transistor (o digitali) scambiati per il valvolare di razza parcheggiato a fianco… ma spento, e così via. Un esempio di blind test "segreto" che mi piace ricordare spesso è quello dei famigerati weight relief holes delle Les Paul, demonizzati come la peste ("Esci da questo… body!!!") dai veri cultori della 'Paul. Peccato che non se ne siano accorti PER DECENNI, visto che il loro effetto sulla sonorità è assolutamente irrilevante e irrilevabile: ci vogliono i raggi X. Allora è proprio vero che "Occhio non vede, cuore non duole". E orecchio non sente, aggiungerei. Se poi ti prendono una LesPaul in mogano pesante (leggasi: più economico), ci scavano dentro delle voragini per alleggerirla e, pur consapevoli che a livello acustico non cambierà niente, invece che "fori di alleggerimento" li chiamano "camere tonali", ci fanno un figurone. Come un benefico rossore, appunto. Apriamo gli occhi. Anzi: bendiamoli.
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