di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 25 ottobre 2013 ore 07:30
Quando capita l’occasione di sentire Stef Burns suonare è bene non farsela sfuggire, soprattutto quando la performance è inserita in un evento organizzato da Roland Italy per presentare la nuovissima Roland V Guitar, un Stratocaster ben più evoluta di quello che solitamente ci si aspetta.
Quando capita l’occasione di sentire Stef Burns suonare è bene non farsela sfuggire, soprattutto quando la performance è inserita in un evento organizzato da Roland Italy per presentare la nuovissima Roland V Guitar, un Stratocaster ben più evoluta di quello che solitamente ci si aspetta.
Prima del concerto presso al Blues House di Milano siamo riusciti a scambiare quattro chiacchiere con Stef proprio riguardo a questa novità di casa Roland, entrata a far parte del suo personale arsenale. Prima però di lasciare a lui la parola vediamo più da vicino con che cosa abbiamo a che fare.
La Roland V Guitar G5 si basa su delle fondamenta davvero solide, tra le mani infatti abbiamo una Fender Stratocaster American Standard. Una chitarra certo non top della gamma ma in grado di rispondere bene al tocco, tenere l’accordatura alla perfezione anche con un largo uso del tremolo, ma soprattutto portatrice sana del sound Strat tanto amato da milioni di chitarristi e della versatilità che ha reso celebre il progetto di Leo Fender.
Roland semplicemente si è limitata a incastonare all’interno di questa Fender un sistema in grado di espanderne, tramite un pickup esafonico le potenzialità. Accanto alle manopole per tono e volume trovano posizione due selettori rotativi più piccoli. Il primo dedicato alla scelta della tipologia di suono si vuole utilizzare, il secondo invece è dedicato all’accordatura. La tecnologia utilizzata è quella dei modelli fisici, la COSM che già abbiamo trovato in numerosi pedali Boss, come per esempio quelli costruiti in collaborazione con Fender stessa. Con un giro di manopole si potrà scegliere in un nanosecondo se utilizzare degli humbucker, una Telecaster, un Stratocaster con differenti pick up, dei Wide Range oppure degli humbucker definiti bright. Interessante notare come grazie alla latenza pari a zero e il suono studiato nei minimi dettagli mentre si imbraccia la V Guitar non si ha l’impressione di essere collegati a un computer, anzi il suono è naturale più che mai. Se a questo si aggiunge la possibilità di spaziare tra molte diverse accordature, drop D, baritona, DADGAD solo per citarne alcune, il quadro si fa completo.
In definitiva quella che abbiamo tra le mani è qualcosa di diverso, che si va a inserire assieme alla Peavey AT200 e le Gibson dotate di Mini E-Tune e Line6 Variax nel mercato in continua crescita delle chitarre dotate di sistemi di autotuning e di simulazioni di suono. Il prezzo inoltre non si discosta molto da quello di una Stratocaster American Standard, bisogna inoltre sottolineare che sempre con un click si può tornare a utilizzare i pickup veri montati di serie.