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Verniciatura per dilettanti: la finitura alla gommalacca
Verniciatura per dilettanti: la finitura alla gommalacca
di [user #5004] - pubblicato il

Non servono vernici complicate e macchinari costosi per donare alla propria chitarra fatta in casa un aspetto lucido, specchiato per scintillare sotto i riflettori del palco. Dopo aver colorato i legni con l'anilina e steso il turapori, si può procedere alla finitura alla gommalacca: facile, sicura, d'effetto.
Non servono vernici complicate e macchinari costosi per donare alla propria chitarra fatta in casa un aspetto lucido, specchiato per scintillare sotto i riflettori del palco. Dopo aver colorato i legni con l'anilina e steso il turapori, si può procedere alla finitura alla gommalacca: facile, sicura, d'effetto.
 
Dopo aver tinto il legno con le aniline e sigillato con il turapori, siamo arrivati alla terza parte del processo di finitura fai-da-te: la verniciatura alla gommalacca.
Per verniciatura non si intende il processo di colorazione del legno, che abbiamo visto nella prima parte, bensì solo la stesura di uno strato il più solido possibile, di una patina protettiva superficiale.
Tale patina ha uno scopo protettivo perché con la semplice tinteggiatura con un’anilina, di fatto, il legno è ancora completamente nudo. Non serve solo per eventuali botte o urti (per i quali, lo dico subito, la gommalacca offre ben poca protezione) ma soprattutto per umidità, calore, sporcizia e residui di sudore. Inoltre, proprio nel caso in cui la tinteggiatura è stata fatta con un’anilina all’acqua (che quindi in acqua, o sudore, tende a sciogliersi) la finitura a gommalacca serve proprio per isolare il body tinto della chitarra dall’esterno, in modo che quando suoniamo la chitarra (ed inevitabilmente ci sudiamo sopra) evitiamo di trovarci polsi e avambracci pitturati.
 
La gommalacca è una finitura semplice da preparare, naturale (anche in prospettiva del successivo contatto che avremo con la chitarra, una volta asciutta), che non richiede particolari strumenti per essere stesa e che garantisce una buona reversibilità in caso di errori.
Ricordo che, anche per la gommalacca, tutte le fasi di preparazione e di successiva stesura dovranno essere compiute prendendo le necessarie precauzioni: guanti, mascherina e occhiali protettivi.
 
Esistono vari tipi di gommalacca, reperibili sia on line, sia nei negozi di vernici che abbiano anche un settore per il fai-da-te. Sconsiglio vivamente l’acquisto di gommalacca già preparata, che contiene spesso anche ulteriori porcherie.
Fondamentalmente i tipi di gommalacca sono due: quella tradizionale in scaglie giallo ambrate e quella decerata, che tende al trasparente. La decerata ha due vantaggi: non ingiallisce la tinta di base che abbiamo dato (cosa che può essere desiderabile o meno) e permette una lavorazione più uniforme, non avendo residui cerosi. Difficilmente troverete la gommalacca decerata nei negozi e dovrete rivolgervi a rivenditori on line, anche italiani, per reperirla. Il costo è molto ridotto, specie per le quantità che ci servono: 5 euro per 250g di gommalacca tradizionale e il doppio per la decerata.
 
Verniciatura per dilettanti: la finitura alla gommalacca
La gommalacca viene diluita in alcool etilico denaturato (possibilmente incolore) con gradazione superiore ai 94 gradi: tanto maggiore è la gradazione, tanto più facilmente la gommalacca si scioglie e l’asciugatura è veloce.
La diluizione per utilizzarla come turapori è di 50g o anche meno per un litro di alcool, mentre la diluizione per la finitura vera e propria è di 100g o anche un po' di più per un litro di alcool.
Per finire una chitarra completamente ne utilizzerete meno di un litro: per la chiusura dei pori potrete utilizzarne un 250 ml, mentre per la verniciatura ne utilizzerete circa 500ml, quindi regolatevi voi con le quantità. Tenete conto che una volta preparata la dovrete mettere in un recipiente chiuso, una bottiglia possibilmente di vetro va più che bene.
 
Per la preparazione mettete le scaglie in un recipiente e aggiungete l’alcool. Mescolate per una decina di minuti e lasciate riposare per una notte. A dire il vero, dopo un’oretta secondo me è anche pronta, ma i sacri libri dicono di fare così.
Dopodiché travasate la gommalacca che avete preparato nelle due diverse diluizioni per turapori e finitura in un due bottigliette. Io le uso di plastica, tanto ci resta solo quei 4 o 5 giorni in cui finisco il lavoro e quella che avanzo la butto via. Possibilmente, filtratela con un retino inserito nell’imbuto che usate per il travaso. Poi, dalle bottigliette, verserete la gommalacca che via via usate in un contenitore che vi permetta di intingere agevolmente il tampone, tipo un bicchiere di plastica o altro.
 
A questo punto dovete preparare il tampone: in pratica un dischetto struccante (chiedete alla moglie/fidanzata) e una pezzuola di lino/cotone di dimensioni sufficienti per racchiudere il dischetto e permettervi di impugnare il tutto nel palmo della mano. La cosa più importante (direi fondamentale) è che la pezzuola non perda brandelli, lanugine o altri residui, altrimenti rimarranno incastonati nella finitura rovinando tutto.
Preparate più "sacchetti" e più dischetti struccanti: soprattutto all’inizio infatti entrambi si sporcheranno con il colore dell’anilina e dovrete buttarli e sostituirli. Inoltre anche se il tampone si secca, per esempio se fate passare troppo tempo fra una mano e l’altra, dovrete sostituirlo. Specie il dischetto struccante tenderà a rattrappirsi, quindi tenetene a disposizione una buona scorta.
 
Verniciatura per dilettanti: la finitura alla gommalacca
Per stendere la gommalacca, innanzi tutto intingete il dischetto struccante nella gommalacca, mettetelo nel sacchetto e strizzatelo in modo che non goccioli. Quando usate la gommalacca diluita come turapori, l’asciugatura sarà molto veloce: muovetevi in fretta con movimenti "a otto" sulla faccia del body in lavorazione. Anche in questo caso, occhio alle colature sui bordi. In questa fase potete dare tranquillamente una mano a minuto: in pratica, quando avete finito di dare la prima mano, aprite il sacchetto, intingete nuovamente il dischetto struccante nella gommalacca, strizzatelo e ricominciate con la mano successiva. Andate avanti così per una decina di volte. Dopodiché, attendente un paio di ore (in realtà molto, molto meno) che la gommalacca sulla prima faccia si sia asciugata e passate alla seconda faccia del body e quindi alle fasce. Il tempo di attesa dell’asciugatura è necessario solo se non siete riusciti a sospendere il body in modo da poterlo girare, lavorando comunque orizzontalmente, senza toccarlo. Occhio che, se nel frattempo il tampone si secca, dovrete comunque sostituirlo.
 
Finito di dare queste prime dieci mani diluite, attendente 24 ore (queste ci vogliono veramente) e carteggiate il tutto con carta abrasiva con gradazione da 400 a 1000: lo strato di gommalacca è molto sottile, ricordate che di fatto lo abbiamo utilizzato solo come turapori. Nel caso in cui abbiate usato anche la pomice (vedi puntata precedente), ricordate di premere un po' di più col tampone, in modo da compattare per bene la polvere nei pori, appunto. Ricordate anche che la polvere di pomice va spolverata sul corpo e poi sigillata con la gommalacca, ma non va messa direttamente sul tampone, e che in ogni caso il tampone che è venuto a contatto con la pomice va buttato via anche subito, dopo le prime due o tre mani.
Durante i tempi di asciugatura, tenete il body sospeso, in modo che le superfici trattate non tocchino nulla. Occhio: anche la polvere che si depositerà sullo strumento rimarrà intrappolata nella finitura in asciugatura.
 
Verniciatura per dilettanti: la finitura alla gommalacca
 
A questo punto prendete la gommalacca meno diluita (quella riservata alla finitura vera e propria) e ripetete il procedimento sopra visto. In questo caso tuttavia il tempo di asciugatura sarà più lento e fra una mano e l’altra dovrete aspettare almeno una decina di minuti. Inoltre non potrete maneggiare il body: in pratica dovete verniciare prima un lato, poi l’altro e infine le fasce, lasciando asciugare ogni faccia prima di passare alla seguente. Questo sempre a meno che non siate riusciti a sospendere orizzontalmente il body, riuscendo a girarlo senza toccarlo.
La gommalacca più concentrata è più difficile da dare, in quanto si stende con più difficoltà e il tampone scorre meno. La quantità di materia che depositate con ogni mano è molto maggiore e molto più percettibile, e potete incorrere in due rischi: da un lato se vi fermate troppo rischiate di "bruciare" (cioè mangiare uno strato di vernice) la finitura data nella mano precedente, dall’altro se non la stendete uniformemente su tutta la superficie si vedrà chiaramente la posizione lasciata "nuda".
Inoltre tenete conto che gli strati via via successivi non si amalgamano fra loro, ma semplicemente si sovrappongono: dovrete garantirvi una buona illuminazione "di taglio" per assicurarvi che ogni mano abbia ricoperto l’intera superficie.
In questa seconda fase, potete dare dalle cinque alle dieci mani per faccia anche a seconda del legno di base, tenendo conto che alcuni legni tipo il mogano bevono di più, altri tipo l’acero, molto meno. Vi confesso che quando uso la gommalacca meno diluita trovo delle difficoltà a fare il movimento "a otto" che tutti consigliano e preferisco stendere la vernice in strisce partendo da un lato e arrivando all’altro senza mai sollevare il tampone (questo è importante) nella stessa direzione delle venature. In pratica lavoro in un modo simile a come si farebbe con un pennello, che peraltro si può anche usare, ma depositando strati inferiori di quelli che si otterrebbero spennellando.
 
Durante l’utilizzo della gommalacca concentrata dovrete fare molta attenzione: se la toccate nei primi dieci minuti, le impronte rimarranno indelebilmente, se perdete dei pelucchi non riuscirete a rimuoverli, se casca un capello o una ciglia sulla superficie, son dolori. In questi casi non vi resta che aspettare che tutto sia asciutto, carteggiare a fondo e ricominciare, quindi cautela!
 
Al termine della verniciatura, attendete tre o quattro giorni e carteggiate con carta da 1000 (non usate più la 400) e rimuovete la polvere. In questa fase, ovviamente bisogna andarci sempre cauti col carteggio: l’obiettivo è quello di rendere liscia la superficie togliendo la minor quantità di gommalacca possibile.
A questo punto fate un test: prendete una pezzuola e bagnatela. Poi strofinate anche con una certa insistenza la pezzuola inumidita su una parte del body sacrificabile, per esempio nella zona in cui installerete il ponte o dove metterete la placca del manico: se la pezzuola non si sporca della tinta (anilina) che avete dato alla chitarra, significa che lo strato è sufficiente, altrimenti dovrete dare ancora qualche altra mano di gommalacca concentrata.
La prassi consiglia di concludere con qualche mano finale di gommalacca diluita, come quella utilizzata come turapori. Personalmente non lo faccio: ne capisco il senso, ma concludere con delle passate finali sostanzialmente di alcool puro rischia di smuovere quello che c’è sotto.
 
Verniciatura per dilettanti: la finitura alla gommalacca
Quando siete ben sicuri che tutto sia asciutto, potete passare il body con della cera, concludendo con la lucidatura conclusiva. Fate bene attenzione: un conto è poter maneggiare il body, un altro conto è che sia totalmente asciutto, ma questo lo avrete già capito a questo punto del lavoro, visto che avete già fatto la carteggiatura finale.
La ceratura, oltre a donare un’ulteriore piacevole lucentezza, aiuta a impermeabilizzare il body se pur in modo non permanente, ma comunque piuttosto duraturo nel breve e medio periodo. Potete utilizzare una cera già pronta (le vendono in barattolo sotto forma di pasta) da passare con un panno: assicuratevi solo che non sia un’emulsione contenente acqua e che sia bianca trasparente, dato che le cere colorate alterano il colore dello strumento. A questo punto strofinate e alla fine assicuratevi che tutti gli eccessi di cera siano rimossi. Anche la cera ha un suo tempo di asciugatura, quindi date un’ultima passata con uno straccio dopo un'oretta in modo da assicurarvi che non restino residui indesiderati e appiccicosi.
 
Un’ultima considerazione interessante: la gommalacca può essere eccellente anche per finire manici in acero. Per un manico in acero non occorre il turapori e il trattamento è più facile e veloce: bastano tre o quattro passate anche di gommalacca diluita. Se usate la gommalacca non decerata, quindi quella classicamente giallo ambrata, vi renderete conto in modo evidente, specie su un legno chiaro come l’acero, dello strato che avrete depositato. Fra l’altro l’aspetto finale, un po' giallognolo, è molto piacevole, vintage. Attendete la perfetta asciugatura e carteggiate bene: vi renderete conto dell’assoluta goduria nel suonare un manico finito in questo modo.

Nota di ACCORDO: Il capostipite della famiglia delle ammine aromatiche è l’anilina, un’ammina primaria la cui struttura è quella di un benzene.
L’anilina e i suoi derivati agiscono come un veleno Nel sangue, trasformando l’ossiemoglobina in metaemoglobina, inadatta alla funzione respiratoria.
L’esposizione acuta provoca in breve tempo asfissia, con cianosi e dispnea. L’anilina inoltre è un cancerogeno riconosciuto per l’uomo. Provoca soprattutto tumori della vescica ma anche tumori renali, cutanei, epatici e del sangue. La molecola di anilina non è cancerogena di per sé, ma lo diventa a seguito della sua metabolizzazione nel fegato. Nell’Unione europea è stato vietato un totale di 22 ammine aromatiche rilasciate dalle tinte.
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Verniciatura: le aniline
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