Vi siete mai chiesti perché alcune particolari strutture armoniche abbiano avuto così tanto successo nella musica contemporanea (e non solo)? Pensiamo al celebre “giro di do” (…meglio scritto come I/VI/II/V), o al classico II/V/I (...più “jazzistico”) e via dicendo.
Il primo step per affrontare l’argomento, consiste nel suddividere gli accordi di una data tonalità in tre “gruppi tonali”.
Riferiamoci alla tonalità di C maggiore ed armonizziamo la scala per triadi.
Nascono i seguenti accordi:
Ora, proviamo a raggruppare insieme gli accordi che hanno in comune almeno due note. Ci renderemo subito conto che si distribuiranno in tre insiemi:
Gruppo di Tonica: C, Em, Am
Gruppo di Sottodominante: F, Dm
Gruppo di Dominante: G, B°
Chiaramente questo procedimento è estendibile a tutte le altre tonalità.
Tornando alla domanda iniziale, perché è così importante capire questa classificazione?
La ragione sta nel fatto che tutta la musica a cui siamo abituati (e parliamo di musica tonale) si basa su un continuo rapporto di tensione/risoluzione armonica. Se ascoltiamo l’effetto degli accordi che abbiamo appena trattato, ci renderemo conto di una certa sensazione di staticità data dagli accordi del gruppo di tonica e di instabilità/tensione (più o meno marcata) data invece da quelli dei gruppi di sottodominante e dominante.
Vale a dire che ogni composizione, per risultare efficace e convincente, all’ascolto, dovrà basarsi sulla alternanza degli accordi dei diversi gruppi tonali!
Ecco perché, provando a rifletterci su, sarà difficile trovare un brano musicalmente “efficace” basato su una progressione tipo Em/Em/Am/C …un pattern costruito su accordi della stessa famiglia, non genera infatti nessuna alternanza tensione/risoluzione.
Mentre invece, ora che conosciamo i gruppi tonali, ci viene immediato notare come nel nostro amato “giro di do” (C/Am/Dm/G7) si realizza una perfetta alternanza tra le famiglie di accordi (primi due di “riposo”, secondi due di “tensione crescente”), in grado di realizzare ciclicamente la famosa tensione/risoluzione tanto cara al nostro orecchio!
Tirando le somme…se analizzate in quest’ottica alcuni brani che vi sono familiari, verificherete che generalmente la “macro regola” dell’alternanza dei gruppi tonali dovrà sempre essere realizzata! A questo punto non resta che provare ad applicarla nelle vostre composizioni e giudicarne il risultato!
Buono studio!