di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 28 agosto 2015 ore 07:30
La piccola chitarra in prova oggi è la dimostrazione che spesso le apparenze ingannano. La EMD6 è costruita per essere trasportabile ma in grado di non sfigurare nemmeno sul palco più importante. L’abbiamo provata con il nostro Paolo Antoniazzi.
La EMD6 è una mini-guitar di fatto. Osservarla nella rastrelliera dell’acoustic room di Lucky Music accanto alle altre Maton mette subito in chiaro quanto la cassa sia effettivamente più piccola. Uno sguardo alla scheda tecnica, però, tradisce la sua natura pro, a partire dai legni.
La tavola armonica è costruita con un pezzo di abete Sitka AA Select, un legno non solo ottimo dal punto di vista timbrico, ma anche da quello estetico. Del legno massello è stato usato anche per il fondo e le fasce, nello specifico il blackwood, legno di cui è fatto anche il manico. Questo a differenza del body è full size, con una tastiera in palissandro a 19 tasti jumbo. Sul piano estetico nulla è lasciato al caso, a partire dalla verniciatura satinata Vintage Amber, impreziosita da un doppio binding avorio-harringbone (a spina di pesce) e dal battipenna tartaruga con il logo Maton inciso a laser.
Come sulle altre acustiche della serie M anche la EMD è dotata del sistema AP5, dotato sia di un piezo sotto al ponte che di un microfono all’interno della cassa armonica. Entrambi dispongono di un controllo di volume dedicato con cui possono essere miscelati, passando poi per l’equalizzatore in comune con i classici fader alti, medi e bassi.
Appena la si imbraccia ci si accorge subito di quanto si leggera e minuta anche se il manico dà confidenza già dalle prime note. Con un profilo arrotondato e non troppo sottile sembrerebbe incollato a una dreadnought americana. Dall’altra parte della paletta in blackwood però c’è un body di piccole dimensioni.
Basta dare una pennata e tutti i preconcetti riguardo le travel o mini guitar spariscono. La Maton sfodera una voce straordinaria. Quello che sulle prime sorprende è quanto le frequenze siano equilibrate. Le basse non sembrano mancare, la scelta dei legni e la struttura probabilmente riescono a sopperire alle ridotte dimensioni. Anche il volume è da chitarra ben più grande, non sembra di suonare una mini-Maton, ma una standard. Quello che tradisce la sua natura sono le medie che, in effetti, spingono, spingono forte e danno l’idea di poter bucare ogni mix, pur senza mai diventare nasali.
Sia nello strumming che nel fingerstyle la EMD si comporta alla grande, sotto le dita è morbida, nonostante monti delle 0.012, non affatica e lascia la voglia di suonare sempre vispa anche dopo ore. Il fatto che quasi non la si senta in braccio, poi, aiuta a non stancarsi mai.
Abbiamo provato anche a collegarla a uno Scheltler Jam 100. Il sistema AP5 lo abbiamo già incontrato qui su Accordo e ci aveva pienamente soddisfatto. Anche montato su uno strumento così particolare non sfigura. Il microfono capta alla perfezione ogni sfumatura delle corde, marcando con vigore le basse. Unito al suono più nasale del piezo restituisce un sound molto simile a quello sentito unplugged.
La EMD6 è una mini guitar che fa la voce grossa, realizzata come un modello top di gamma, ma grossa la metà. Quello che non è dimezzato è il prezzo. La mini Maton viene offerta, compresa di custodia rigida a 1300 euro, una cifra per niente micro.