di gabriele bianco [user #16140] - pubblicato il 25 marzo 2016 ore 07:30
Aldo Turini è l'esempio vivente di quanto, la determinazione accompagnata dal talento, possano spianare la strada verso la realizzazione dei propri desideri. Dopo tanti sacrifici e altrettanti anni di studio, nasce "Memory of a Lifetime Journey" primo lavoro degli Eleventh Hour, gruppo del quale Aldo è il fondatore. Gli abbiamo rivolto qualche domanda per approfondire la sua conoscenza.
Come ti sei avvicinato alla chitarra? Ci sono stati due momenti che mi hanno avvicinato alla musica e alla scelta di poter iniziare a suonare la chitarra. Tutto inizia all'età di 14 anni circa quando i miei amici suonavano già cover di Metallica, Iron Maiden e Sepultura. Andavo a sentire le loro prove e rimasi affascinato dalle emozioni e dall'adrenalina che riuscivano a trasmettermi! Inoltre quando mio padre rientrava a casa dal lavoro, metteva spesso i CD dei Pink Floid, in particolar modo "The wall". Sono stato catturato dalle atmosfere che riuscirono a scrivere.
Quali sono gli artisti che più hanno influenzato il tuo stile? Sicuramente i gruppi metal degli anni '80 come Iron Maiden, Metallica e Pantera, rimarranno con me per sempre. In seguito mi sono appassionato al genere progressive scoprendo i grandissimi Rush e Dream Theater che adoro. Chitarristicamente parlando, ci sono stati due guitar hero che mi hanno folgorato e segnato profondamente, il primo è Andy Timmons. Quando sentii per la prima volta il solo di "Crazy night" dei Danger Danger rimasi incantato dalla musicalità. Un altro chitarrista che mi ha influenzato è stato Marty Friedman con l'album "Scenes", da li capii che non c’era bisogno di fare le capriole sulla tastiera per essere un bravo chitarrista, ma serviva tanta personalità.
Cosa ti ha spinto a lasciare la tua terra? Studiare chitarra per diventare un musicista professionista, questo era il mio sogno. Così subito dopo il diploma, mi sono trasferito a Milano per studiare al CPM e da li continuare lo studio e il confronto attraverso l’esperienza di grandi chitarristi come Luca Colombo, Cesareo e Massimo Varini.
Come è nata l'idea di realizzare questo disco? Eleventh Hour è un mio progetto. Dopo tanti anni di studio, di serate nei vari locali dell’hinterland milanese, ho tirato fuori dal cassetto dei pezzi che ho scritto negli anni. Grazie alla maturità musicale acquisita nel tempo, ho preso coraggio e ho deciso di concretizzare queste bozze, queste idee, in brani veri e propri riarrangiandoli in modo più professionale. Dopo due anni di lavoro è nato quindi il disco di debutto degli Eleventh Hour "Memory of a lifetime Journey".
Puoi descrivere il set-up che hai utilizzato per la registrazione del disco? Set-up molto semplice, ho registrato le tracce di chitarra con una Garbujo Advance. E' una chitarra di liuteria di massimo pregio costruita sotto mie specifiche dal bravissimo Davide Garbujo. Ho inoltre utilizzato una Ibanez Andy Timmons Signature usata sopratutto nei soli e in una ritmica funky che si trova nella traccia "Island in the sun". A dare spessore al suono in alcuni casi mi sono aiutato con un pedalino Xotic Plus per dare un po' di corpo, come nel solo di "Requiem from a prison". Dopo aver provato varie testate dalla 5150 alla Mesa Road King alla Marshall DSL 50, ho trovato il suono che faceva per me nello studio del mitico Michele Quaini. Facendo qualche test, abbiamo notato che la ENGL Savage 120 rispondeva alla perfezione alle mie esigenze e alle esigenze di un mix abbastanza complesso.
Quali sono state le difficoltà alle quali sei andato incontro per la realizzazione del disco? Avendo prodotto l’intero disco da solo, di difficoltà ce ne sono state parecchie, ma più che altro di livello organizzativo. Prenotare studi, andare con i musicisti per sessioni di registrazione etc... Diciamo che è stato impegnativo, ma pieno di soddisfazioni! L' unica difficoltà che mi ha portato via un po di tempo è stata la fase di mixaggio, perché avevo ben chiaro il tipo di suono, ma non è stato facile mettere d’accordo chitarre elettriche con 50 tracci di orchestra per ogni canzone. Fortunatamente il mixaggio è stato fatto da Alessandro Del Vecchio, grandissimo musicista nonché cantante di questo mio progetto e produttore per Frontiers Record. Lavorando quotidianamente con mostri sacri della musica Hard Rock e AOR sa fare il suo mestiere eccellentemente.
In due tracce del disco (Sleeping in my dreams e Here Alone), canta anche tua moglie (Susanna Carboni) che è un eccellente soprano. Qual'è stato il suo apporto? Sì, Susanna è un gran talento con una voce meravigliosamente versatile. Il suo contributo sopratutto in Sleeping In My Dreams è stato fondamentale, le parti vocali al 90% le avevo già scritte, ma lei a saputo metterci del suo dando valore aggiunto di delicatezza, sensibilità e musicalità al brano. Tra l'altro a brevissimo uscirà il video di Sleeping In My Dreams.
Qual'è stato il criterio con cui ha scelto i musicisti che hanno suonato nel disco? Con Luca Mazzucconi alla batteria e Alberto Sonzogno alle tastiere sono andato sul sicuro perché li conoscevo già. Jin è venuto di conseguenza sotto consiglio di Luca perché suonano insieme in un altro progetto. Al tempo non conoscevo Alessandro Del Vecchio, il suo nome mi è stato fatto da un amico che ne vantava le doti vocali e la carriera professionale. Ho quindi provato a mandargli una mail. Dopo che Alessandro ha sentito due o tre brani ha deciso di prender parte in quest'avventura chiamata Eleventh Hour.
Quant'è durata la produzione del disco? E’ partito tutto nel 2014, dall'imbastitura dei brani, agli arrangiamenti di orchestra affidati al Maestro Giuseppe Carella, alle sessioni di registrazione dei vari strumenti. Il master era pronto nell'agosto 2015. Diciamo un anno e mezzo di intenso lavoro di produzione.
Al disco seguirà un tour? Si spera di sì, al momento c'è tanta richiesta negli U.S.A., in Messico, in Brasile, in Olanda, in Finlandia, in Svezia e in Germania per quanto riguarda la vendita del CD. Stiamo lavorando per preparare e organizzare il live, sicuramente a breve ci saranno degli aggiornamenti.
Ti piacerebbe tonrare in Sardegna per - magari - aprire una scuola e offire a giovani talenti l'opportunità che tu hai dovuto inseguire fuori dall'isola? Sì, sarebbe un bel progetto che vorrei realizzare quello di aprire una scuola di musica o comunque un punto di ritrovo per i musicisti alle prime armi e non, per poter crescere e confrontarsi.
Hai qualche altro progetto in cantiere? Fortunatamente il progetto Eleventh Hour mi porta via tanto tempo e per il momento non credo di aver tempo da investire in altre cose, però mai dire mai.