L' RG, infatti, è la chitarra con la quale trent’anni fa una, allora giovanissima, nuova generazione di chitarristi illuminati da Steve Vai (da Paul Gilbert a Richie Kotzen, passando per Andy Timmons, Reb Beach, Vinnie Moore...) traghettava le innovazioni tecniche di Van Halen e Malmstenn verso lidi tecnici ed espressivi ancora più raffinati ed estremi, sperimentando in maniera disinibita le più ardite commistioni con fusion, classica, blues e metal iper tecnico.
L’RG è stata anche la chitarra sul cui impianto si è affacciata sulla scena rock la sette corde: nata per assecondare le visioni musicali aliene di Steve Vai, la sette corde RG è diventata lo strumento principale con il quale le nuove generazioni nu metal, metal e djent hanno esplorato inedite - ora brutali, ora sofisticatissime - soluzioni ritmiche e di scrittura.
Per lanciare il tour, Ibanez Italia ha da poco pubblicato un video che vede Salati, Sfogli, Martongelli e Rojatti riuniti in studio di registrazione per jammare e, probabilmente, definire i primi dettagli dello show, tra tutti, quello di trovare delle date che si incastrino con i tanti impegni di ciascuno dei quattro musicisti.
Infatti, non è sono solo la bravura e il piglio moderno del fraseggio dei quattro chitarristi che pare averli fatti designare come protagonisti di questo tour Ibanez: Sfogli, Martongelli, Rojatti e Salati sono tutti chitarristi da band, attivi tanto nella dimensione live che discografica.
Sfogli è il chitarrista della PFM con la quale sta per pubblicare un nuovo album e, al contempo, della nuovissima band Icefish con Virgil Donati alla batteria; Gianni Rojatti è il chitarrista del popolare duo electro progressive Dolcetti, di cui è appena uscito il secondo disco "Arriver"; Ralph Salati suona con i Destrage, band tra le più fresche e apprezzate della nuovissima scena metal e oramai al quarto album. Martongelli è chitarrista e leader degli Arthemis, metal band da anni attivi a livello internazionale. Quattro esempi di come qualità, costanza e passione possano portare un chitarrismo così estremo e ricercato anche su palchi e vetrine ampie e qualificanti; e di come l’esigenza di scrivere musica e di lavorare in funzione di questa, siano sempre le coordinate entro le quali deve armonizzarsi il più audace virtuosismo chitarristico. Capacità provata in maniera mirabile proprio da tanti dei chitarristi menzionati prima: Paul Gilbert, Steve Vai, John Petrucci hanno fatto scrivere alle loro RG pagine di virtuosismo cristallino senza mai mortificare il loro ruolo di chitarristi da band e musicisti.
Un messaggio importante per un genere come lo shred - di cui l’RG è probabilmente lo strumento icona - spesso troppo rivolto a un chitarrismo solipsistico e autocelebrativo.
Per il momento di questo tour si sa pochissimo. e il nome dei due special guest che renderanno unica una serata sulla carta già speciale: Cesareo di Elio & Le Storie Tese e Daniele Gregolin.
Ancora però, non si conoscono le altre tappe, la sezione ritmica coinvolta e come sarà articolato lo show.
Intanto, nell’attesa di novità, abbiamo raggiunto i quattro protagonisti per farci raccontare, in una battuta, il loro rapporto con l’Ibanez RG.
Marco Sfogli:
Nel 2010 ho deciso di guardarmi un po’ intorno mettendomi alla ricerca di una chitarra che potesse diventare il mio strumento di riferimento. La prima scelta è andata a Ibanez e così, sono andato a vedere che chitarre avevano in catalogo in quel periodo. Lo sguardo mi è caduto su una RG 465, una riedizione di un modello molto in voga negli anni ’90. Così decisi di acquistarla proprio per capire com’era la qualità della produzione più attuale di Ibanez che non avevo seguito molto negli ultimi anni. Quell’acquisto si rivelò vincente: quella chitarra mi ha fatto innamorare di Ibanez e spinto a stringere un contratto di endorsmen.
Ralph Salati:
La mia prima RG è stata una sette corde, la RG 7420. Fino allora era una chitarra che avevo sognato sfogliando i cataloghi ed era quella che suonava Petrucci uno dei miei guitar hero. L’RG era l’emblema della chitarra che avrei sempre voluto. A me, che piacevano le Stratocaster, l’Rg me ne pareva una versione più moderna, futurista, appuntita. Non ho mai cambiato modello di chitarra e adoro anche le nuove linee di RG; in particolare la RGD, che si affaccia su scenari metal più moderni, trovo sia molto riuscita, affascinante.
Andrea Martongelli:
Io sono entrato quest’anno nella scuderia degli endorser Ibanez. Ma è stato un vero e proprio richiamo della foresta. Quando ero quindicenne, ho iniziato a suonare con le Ibanez. Rimetterci le mani è stato tornare a sentirsi a casa. Non solo. Avendo nella mia carriera provato tanti strumenti, con la maturità ed esperienza acquisita ho percepito, imbracciando di nuovo l’Ibanez, la sensazione di avere tra le mani una chitarra che mi permettesse di esprimermi senza limiti. Sia a livello esecutivo ma anche di scrittura.
Gianni Rojatti:
L’RG è la mia chitarra preferita. E’ quella dei chitarristi che ho amato e studiato di più (Vai, Gilbert ma anche il primo Kotzen, Tafolla, Bouillet) ed è l’unica che preserva un piglio solare e brioso anche suonando le cose più estreme. Non è mai cupa. E’ una chitarra che si porta appresso quel piglio effervescente e colorato degli anni’80, quell’extravaganza chitarristica in cui convivono virtuosismo, sperimentazione e sense of humor. E’ comodissima da suonare. Edge e Lo-Pro Edge, poi, sono i ponti migliori che io abbia mai suonato. Con una buona copia di Dimarzio, a distanza di trenta anni, l'RG non ha rivali per suonare shred.
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