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Perché Jeff Beck è il più grande dei grandi
Perché Jeff Beck è il più grande dei grandi
di [user #29992] - pubblicato il

La capacità di affrontare qualunque imprevisto, la devozione verso il pubblico e uno stile unico. Lo ha dimostrato Jeff Beck sul palco di Ostia Antica.
"Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità d'esecuzione", così recitava Philippe Noiret nei panni del Perozzi nel famosissimo film "Amici Miei" di Monicelli. Una frase simile non può non tornare in mente ai piedi di un gigante della stoffa di Jeff Beck, soprattutto sulla base di quello che è accaduto domenica 24 giugno 2018 al settantaquattrenne chitarrista inglese (era anche il suo compleanno, tanti auguri, davvero!).

Siamo nel teatro romano di Ostia Antica, Beck deve tenere un concerto in una location così suggestiva, intima e piena zeppa di fan pronti a restare paralizzati sotto ogni saetta proveniente dalla Fender bianca che lo contraddistingue. Tuttavia, dopo oltre un’ora e mezza da quando sarebbe dovuto iniziare il concerto, di Beck non si vede nemmeno l’ombra. Il pubblico è caldo, c’è un bell’ambiente, la musica giusta e l’attesa per una leggenda di dimensioni inusitate, ma poi arriva la notizia: l’artista aveva avuto un malore.
Dopo un po’, quando ormai ci si rassegnava all’idea di uno spettacolo annullato con conseguente preoccupazione per le sue condizioni di salute, si spengono le luci, lui sale sul palco con tutta la band, mentre il pubblico gli perdona il comprensibile ritardo cantando “tanti auguri a te”. Jeff è palesemente imbarazzato e non sembra stare bene, barcolla, gli tremano le gambe, ma comincia a suonare, e in quel momento si assiste a qualcosa di mai visto. Quel guitar hero reso vulnerabile da qualche malore attacca a suonare distruggendo ogni dubbio sulla sua possibile capacità di tenersi in piedi, pur continuando a perdere sangue dal naso. I primi minuti del concerto sono drammatici ma anche epici. Jeff si ingegna in tutti i modi per fermare l’emorragia, o meglio, per evitare di rendere la tastiera della stratocaster inutilizzabile. Prima con le mani, poi tenta un tampone, un foulard, ma poi “la fantasia, l’intuizione, la velocità di esecuzione”: Jeff mette un fazzoletto in bocca e lo usa per raccogliere il sangue che gronda dal naso, e così fa per buona metà del concerto in cui, pur avendo perdite costanti, non smette mai di suonare. È quasi inverosimile quello a cui si assiste, suona con una mano sola quando serve, poi se la ride, si asciuga la bocca, ma continua a picchiare forte su quella chitarra insanguinata, uno spettacolo che in un teatro romano ricorda quello di un gladiatore invincibile.

Perché Jeff Beck è il più grande dei grandi

Quello che a un comune essere umano risulterebbe impossibile, per lui è assolutamente naturale. Jeff Beck è propriamente un genio, perché è in grado di pensare in modo trasversale e il concerto di ieri ne è la conferma. Si tratta di uno di quegli artisti che dall’ascolto dei dischi risulta uno dei grandi, ma dal vivo diventa il più grande tra i grandi.
Beck usa la chitarra come nessun’altro fa, pizzica le corde con le dita della mano destra in modo del tutto personale, sfrutta i rumori, le armoniche, le meccaniche della chitarra elettrica e le rende musica. Non si ferma neanche di fronte a problemi di salute perché ha il totale controllo della situazione, perché sa organizzare l’esibizione come più gli è congeniale, quindi trova una soluzione e ci dà dentro. Ma non è l’incidente di percorso a rendere il concerto unico, semmai il modo in cui ha bypassato il problema conferma e aiuta a capire come Jeff Beck costruisca la sua musica: non sempre la soluzione più facile gli è congeniale, cerca la strada da sé.  In effetti la strada lui si che se l’è tracciata da solo.
"Pull It" è una non canzone che trae la forza dallo sfregamento delle corde della Stratocaster e l’uso del ponte, cosa che non si vedrebbe fare a nessuno, neanche a uno shredder moderno pieno di effetti. A tal proposito, Jeff Beck usa certamente l’effettistica, ma ad ascoltare bene il suo suono tutto si riduce a due o tre pedali e al gioco di dinamiche con il volume della chitarra. Quindi suona e, con la sua consueta spavalderia, ti dà un pugno in faccia quando esegue "Stratus" - suonata con una mano sola praticamente - mentre in "Nadia" ti dice che lo slide non si usa solo in open G.
È senza dubbio un egocentrico, ma non può non attirare l’attenzione al punto da occultare una band dal potenziale strepitoso, ma che appare comunque “normale” rispetto a lui, con una Rhonda Smith esplosiva al basso (al posto dell’eccezionale Tal Wilkenfeld), uno straordinario Vinne Colaiuta alla batteria, acclamatissimo dal pubblico, e l’aggiunta del violoncello (decisamente azzeccata) di Vanessa Freebairn-Smith. Alla voce c’è Jimmy Hall, sicuramente un ottimo cantante che riesce a non far rimpiangere gente come Rod Steward ("Morning Dew") o Stevie Wonder ("Superstition", da infarto) o Beth Hart ("Going Down", a quel punto vuoi vendere la chitarra). Tuttavia, la voce umana non è sempre necessaria in un concerto simile. Quando Jeff Beck sale in cattedra riesce a tirare fuori dalla chitarra quello che neanche un cantante può. È il caso di "A Day in The Life" dei Beatles ma soprattutto la sua "Cause We Ended as Lovers", una poesia senza nemmeno una parola.



Ma non vuole giocare solo in casa, riesce a rendere propri dei classiconi come "Little Wing" o "A Change Is Gonna Come" (maestosa), confermando la capacità di rielaborare anche la musica altrui e farlo secondo la propria personale visione.
Parlare dei singoli pezzi sarebbe riduttivo, non si tratta di un concerto di hit da cantare tutti in coro o del solo di chitarra famoso da replicare serialmente. Siamo di fronte a un colosso che lascia paralizzati in più punti, con un suono enorme, un timing perfetto, non c’è nulla che sia sbagliato nelle sue entrate sul pezzo. A volte sembra anche essere un eccesso di bravura, potenza, tecnica, emozione e raffinatezza.
A concerto finito resta l’amaro in bocca di aver avuto torto, e credo che sia questa la sensazione che un artista come Jeff Beck lascia in molti, quella di essersi sbagliati nel concepire l’idea di chitarra elettrica, da lui totalmente superata e ribaltata. Forse per questo risulta difficile da categorizzare, soprattutto alle orecchie di un certo pubblico più pop, ma quello che resta dopo un concerto simile è l’immagine iconica ed il suono irripetibile di un guerriero che se ne frega di tutto e tutti e in effetti, a pensarci bene, quando fa la sua consueta pernacchia al pubblico forse vuole beffarsi di chi si prende sul serio ma non ha ancora capito nulla delle sei corde.
concerti gli articoli dei lettori jeff beck
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di Alkimia [user #43253]
commento del 26/06/2018 ore 12:00:49
Grande articolo. Grazie di cuore per averlo scritto. Ho visto Jeff Beck in concerto all'idroscalo di Milano parecchi anni fa, pochi spettatori, all'aperto, uno dei concerti più belli di tutta la mia vita. Concordo su quasi tutto quelo che hai scritto tranne che sull'egocentrico, nel senso che a me ha trasmesso l'esatto contrario, l'ho sempre visto come una persona molto accomodante, umile, che lascia molto spazio a chi gli sta intorno. E' indubbiamente uno dei miei chitarristi preferiti e lo sarà sempre.
Rispondi
di Zososam [user #29992]
commento del 26/06/2018 ore 20:38:59
Ciao, beh si, anche il teatro, pur essendo pieno, era un posto per pochi intimi. Io la reputo una cosa positiva, tutti vedono e sentono bene, e di solito chi si reca ad un concerto simile lo fa perché è davvero interessato a quella musica, al contrario di quanto succede negli stadi con eventi enormi. Sull'egocentrismo forse mi sono spiegato male. Intendevo il suo prendersi la scena, era un "egocentrismo musicale". Non alludevo a qualche snobismo verso il pubblico e gli altri musicisti, anzi lasciava molto spazio, mi riferivo piuttosto al fatto che la sua chitarra, decisamente eccentrica ed egocentrica, nel senso che anche un semplice accordo, nel modo in cui lo suona, ruba la scena a tutta la band, che ripeto, era composta da musicisti straordinari;)
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 26/06/2018 ore 21:02:5
Adoro i posti come il teatro di Ostia Antica, dove avevo già visto i Sonic Youth. Non solo l' acustica è eccellente, ma consente di stare raccolti e godere di ogni dettaglio. Non c'è alcun confronto con gli stadi dove l'artista, se ti va bene, lo vedi come un puntino lontano, oppure non lo vedi affatto e lo segui su uno schermo. Se quella è l'unica opportunità di vedere i propri beniamini, passi pure lo stadio. Ma potendo scegliere, viva le piccole arene e i piccoli teatri.
Rispondi
di Zososam [user #29992]
commento del 26/06/2018 ore 21:07:4
Stessa impressione, un concerto che mi lasciò una sensazione simile fu David Gilmour al circo massimo, luogo storico di cui fu utilizzata solo una piccola parte, creando un teatro naturale piccolo e intimo. Anche lì alla fine finimmo sotto al palco, il contatto è reale in questi casi. Ad ogni modo il teatro di Ostia antica resta il posto che ho preferito, sopratutto perché l'acustica è la migliore che abbia mai avuto modo di ascoltare.
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di sand1975 [user #46451]
commento del 27/06/2018 ore 02:21:25
C’ero anche io a quel concerto e a proposito di ‘arrangiarsi’ ricordo che nonostante fosse strapieno di zanzare e Jeff continuasse a dimenarsi e a tirare schiaffoni alle sanguisughe volanti non ‘staccò una nota’ e rimase sul palco stoico.
Non so se perse più sangue nell’episodio dell’articolo o allora...
Io mi porterei una sacca di plasma fossi in lui...
Rispondi
di esseneto [user #12492]
commento del 26/06/2018 ore 12:46:42
Uno tra i migliori in assoluto tutt'ora in attività , enorme il suo contributo alla musica moderna e allo sviluppo della tecnica chitarristica.
Rispondi
di Zososam [user #29992]
commento del 26/06/2018 ore 20:40:02
Non posso non concordare!!
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 26/06/2018 ore 14:48:1
Ciao. Piccola correzione: si tratta del concerto del 24 giugno. Per il resto complimenti per l'articolo-recensione del concerto. C'ero anch'io domenica, e su un forum (vai al link) ho pubblicato il mio commento della stessa serata., scritto di getto la mattina dopo.
Lo riporto di seguito:
Sono ancora basito. Ieri ho assistito a un concerto che in tanti anni non mi era proprio mai capitato...
L'orario di inizio previsto era alle 21, e ci sta che un concerto possa iniziare anche con una mezz'ora di ritardo. Invece alle 21,50 circa un annunciatore spiega al pubblico del Teatro di Ostia Antica che purtroppo Beck ha avuto un malore e che sta facendo ogni sforzo per poter salire sul palco. Alle 22,30 alcuni avevano già perso le speranze e sono anche andati via (due americane accanto a me ad esempio).
Non nascondo che ormai al concerto non ci pensavo quasi più ed ero solo preoccupato per Beck. Empatizzavo con lui soprattutto perché ha l'età dei miei genitori, che ormai, superata la settantina abbondantemente, non sono più dei ragazzini e, nonostante ogni sforzo di fantasia, proprio non ce li vedo a suonare a un concerto... rock (rock a livello di attitudine dell'artista). Jeff di anni ne ha 74...
Ebbene, pochi minuti dopo le 22,30 eccoli sul palco. Lungo applauso per Beck ovviamente, che si scusa per il ritardo.
Ma non si fa in tempo a suonare il primo brano che i suoi problemi iniziano a manifestarsi: perde continuamente sangue dal naso. Cerca di pulirsi come può tra una nota e l'altra. Usa anche il foulard nero, che però gli cade. Suona, raccoglie il foulard, si pulisce ancora, poi suona...
Qualcuno dello staff finalmente pensa di portargli dei fazzoletti.
Alla fine decide stoicamente di suonare con un fazzoletto infilato in bocca, così può evitare che il sangue gli venga giù...
Presto anche la chitarra si imbratta di sangue (con mio fratello che commentava: "Se questo non è un concerto rock...! Non avevo mai visto una Stratocaster imbrattata di sangue!").
La cosa straordinaria è che Beck non si è risparmiato un secondo. Giù con assoli, uso sapientissimo della leva, chitarra continuamente urlante e acuta, suono da... orgasmo (scusate, ma è vero: un suono così personale e... urlante io non l'avevo proprio mai sentito. Una testata Marshall mi pare, una misera cassa Fender mi pare, e quasi zero pedali).
Purtroppo la perdita di sangue è andata avanti per tutta la durata del concerto, col palco che era interamente ricoperto di fazzoletti sporchi, Colaiuta che con la batteria c'ha messo una (grandiosa) pezza più di una volta, mentre bassista (Rhonda Smith), violoncellista e cantante (per parte della scaletta) non hanno fatto una piega eseguendo le loro parti, ovviamente egregiamente.
Parte del pubblico, approfittando della praticamente assente security, ha deciso di lasciare le gradinate del teatro e di avvicinarsi quatta quatta al palco... Prima uno più coraggioso, poi due e via tutti. Alla fine erano in molti a stare lì sotto, tanto non c'erano transenne! Quindi si è stati a ridosso di Beck, mentre eseguiva scale fulminanti, passaggi vertiginosi, tapping (almeno cinque volte :laughing:, nonostante sia tecnica fuori moda da shredder :sarcastic:) e un suono che... Scusate se insisto, ma io quel suono sia su disco in studio che live, manco in dvd con cassa Bose, non l'avevo mai sentito. Dal vivo Beck è tutta un'altra cosa!).
Beck è stato non so quanto contento o rassegnato di quella presenza nutrita sotto il palco, perché purtroppo il mondo non manca di imbecilli, e nonostante lo speaker avesse annunciato da prima del concerto di attenersi alle richieste dell'artista (niente foto né video), tanto più in considerazione delle sue condizioni, beh, c'era chi continuava a scattargli foto da un metro di distanza. Non so se è per quel motivo o per cos'altro, ma a un certo punto ha indossato gli occhiali da sole (anche se lo fa spesso, anche nei concerti al chiuso) sempre tra un fazzoletto raccolto da terra per pulirsi e un assolo.
Non posso certo affermate di aver visto il Beck più in forma di sempre (anzi...), ma di sicuro rimarrà un'esperienza memorabile.
Rispondi
di Zososam [user #29992]
commento del 26/06/2018 ore 20:47:45
Ciao, bella recensione, concordo per buona parte in quello che dici. Diciamo che mi sento chiamato in causa perché anche io sul finale sono sceso dalla scalinata, anche per sola curiosità nel vedere come "mette le mani", perché alcune cose non riesco davvero a capirle, da chitarrista. Sembrava una processione su "Cause We've ended", un abbraccio da parte dei presenti più che una scortesia, la band infatti ne sembrava entusiasta, credo faccia sempre piacere. Sul suo suono live, concordo, nei dischi è assolutamente riduttivo, non se ne percepisce la grandezza a pieno, l'esplosività ed il controllo totale. Non mi aspettavo tanta bravura, ogni due minuti mi veniva da dire "e basta", perché, come ho detto, a volte era anche troppo bravo. Sul suo stato di forma non so, se aprivo gli occhi dicevo una cosa, chiudendoli un'altra, a un certo punto forse si è dimenticato del suo problemino.

P.S. la foto ed il video dell'articolo son miei, non ne faccio molti ai concerti ma qualcosa rubo sempre, è un feticcio, e me li studio come fossero dipinti d'autore.
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 26/06/2018 ore 20:57:05
Guarda che hai fatto benissimo a scendere dalle gradinate e goderti lo spettacolo da vicino. Era un'occasione troppo ghiotta e non c'era nulla di male. Io ce l'ho con chi gli sparava il flash in faccia da pochi metri di distanza.
Comunque quando ha tirato fuori quel suono su Superstition il malore stavo per averlo io! :)
Rispondi
di Zososam [user #29992]
commento del 26/06/2018 ore 21:02:36
Beh quella razza li è da mettere al muro ahahha. Ad ogni modo si, quando ha attaccato Superstition credevo crollasse tutto un colpo da paura, poi quel Jimmy Hall è davvero un ottimo frontman, sensazione simile l'ho avuta con Going Down!!
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 26/06/2018 ore 16:09:4
Bellissimo articolo.
Anch'io non riesco a vederlo come un egocentrico. Chiaramente chiunque salga su un palco ha un pizzico di egocentrismo, ma io ho sempre avuto l'impressione che Beck sia molto timido, soprattutto per una leggenda della sei corde.

La cosa che spiazza di lui, contrariamente a tanti chitarristi rimasti fermi a qualche decennio fa, è che ricerca, non si ferma; prova di questo si ritrova nei suoi dischi più recenti, dove fa largo uso dell'elettronica (arrivando a sonorità dubstep e drum&bass), il che per un uomo di quell'età è notevole. E così facendo ha scritto capolavori.

Ha dato e sta dando tantissimo alla chitarra, soprattutto per quanto riguarda l'innovazione. Se si vuole sentire uno dei suoni più moderni che la chitarra è in grado di tirar fuori, paradossalmente, bisogna prestare orecchio ad un uomo di 74 anni.
Rispondi
di Zososam [user #29992]
commento del 26/06/2018 ore 20:50:38
Sull'egocentrismo credo di essermi spiegato male, ho già detto in un commento sopra a cosa mi stessi riferendo;)

L'ultima parte del tuo messaggio rispecchia esattamente il mio pensiero e quello dei miei compagni di concerto, è bellissimo che ancora un mostro della sua generazione sia ad indicare la strada per l'evoluzione della chitarra, peccato per il fatto che alcuni suoi colleghi (a livello anagrafico) e le nuove generazioni non riescano ad innovare altrettanto bene, o meglio, ad incidere così tanto sull'innovazione. Sarà che passiamo più tempo su youtube che sulle 6 corde;)
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 26/06/2018 ore 23:48:55
Purtroppo (e per fortuna) non tutti hanno le carte per essere degli innovatori come lui.

Il "trend" generale oggi consiste anzi nell'erigere a dogma stilemi e cliché...
"I bei tempi andati" sono quanto di più deleterio possa esistere per la chitarra e per l'arte in generale, a mio modo di vedere.

Tutti i più grandi artisti hanno innovato. Tutti. Nessuno si è limitato a suonare "come facevano una volta".
el Becko è qui a dimostrarlo, gli anni '70 sono stati una folgorazione, ma oggi non sarebbe male suonare come il 2018, e lui lo fa.
Non ha più il sound o l'attitudine di Wired o Blow By Blow, come dici tu per molte cose indica la strada, e lo dicono anche i grandi.

Nel nostro piccolo possiamo provare a diversificarci, senza copiare le mode di 40 o 50 anni fa...

Rispondi
di tormaks [user #26740]
commento del 27/06/2018 ore 10:33:37
L'ultima tua frase è' quanto di più vero si possa dire, ma che non tutti colgono.
Lo dicono tutti i più grandi:" try to find your own Voice" .
La rete ha creato dei veri "mostri" emulativi. Tanto da non rendersi conto di essere diventati dei fenomeni circensi anziché musicisti...... Ho esagerato?
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 27/06/2018 ore 12:42:33
Credo non sia un'esagerazione, c'è gente che emula in maniera pazzesca (a volte anche in modo interessante), l'importante in quei casi è stare attenti con la definizione di "artista".

Qualche annetto fa (circa 23-25 anni fa) eravamo su un palco a fare cover e il presentatore ci chiamò "artisti", mentre io pensavo "gli artisti creano, noi stiamo solo copiando"

:D
Rispondi
di Zososam [user #29992]
commento del 29/06/2018 ore 13:22:40
Sai, l'emulazione, l'imitazione sono sempre l'inizio di ogni forma artistica, ed è per questo che abbiamo il bisogno ossessivo di farlo, pensa se nessuno avesse imitato Muddy Waters, o nella nostra letteratura, se tutti avessero dimenticato Dante. Il problema però è quello che hai posto tu, il fatto che "gli artisti creano" ed ora c'è gente che non fa altro che ricopiare i medesimi stilemi. E non parlo solo di semisconsociuti, ma anche di "grandi", mi viene in mente ad esempio Joe Bonamassa, eccellente chitarrista, ma a mio avviso uno come Clapton, che era stato un innovatore a suo modo negli anni sessanta, ancora oggi risulta più "moderno".
Mi viene in mente il fatto che oggi molti artisti siano veramente fuffa, roba mediocre, prodotti da vendere alle nuove generazioni (come la mia), in un contesto simile meglio cento volte un Bonamassa che uno Young Signorino (per estremizzare), ma poi vedi un signore di 74 anni e capisci tutti i limiti di questa fase della musica, quando ancora ci sarebbe moltissimo da sperimentare!!
Rispondi
di esseneto [user #12492]
commento del 26/06/2018 ore 16:55:4
Il fatto che un uomo di 74 anni in quelle condizioni fisiche abbia portato a termine il concerto in maniera impeccabile la dice lunga sulla caratura artistica ed umana di Jeff Beck .
Rispondi
di Zososam [user #29992]
commento del 26/06/2018 ore 20:52:50
Non so quanti potrebbero suonare a quei livelli, in totale disinvoltura poi, tenendo conto del problema avuto, che ripeto, non ha minimamente influito a mio parere sulla prestazione. Io stesso sarei svenuto al posto suo, ed ho 50 anni in meno;)
Rispondi
di esseneto [user #12492]
commento del 28/06/2018 ore 20:44:10
Non L'ho mai visto dal vivo ma ho visto in video ed ascoltato tutto il possibile , a 74 anni continua ad essere il N.1 infiniti gli spunti che si possono trarre dal suo playng .
Rispondi
di Zososam [user #29992]
commento del 29/06/2018 ore 13:23:5
Verissimo, spunti infiniti. Non credevo dal vivo poi fosse così devastante, mi aspettavo un buon concerto per appassionati, non una cosa di questo tipo, non lascia indiffernti
Rispondi
di Dinamite bla [user #35249]
commento del 26/06/2018 ore 18:25:27
I brividi...
Grande.
Punto e basta
Rispondi
di Zososam [user #29992]
commento del 26/06/2018 ore 20:51:05
Assolutamente!!!
Rispondi
di telecrok [user #37231]
commento del 27/06/2018 ore 12:52:42
be però tirar fuori la storia del Perozzi, anzi del barrista Necchi e adattarla a J.B. mi sembra un tantino inappropriato, è come dire che J.B. fà cag.....
scusate.

In quanto al genio Jeff non ho nulla da aggiungere.
Rispondi
di Zososam [user #29992]
commento del 29/06/2018 ore 13:28:14
Beh ma non puoi negare che quella frase abbia certamente senso, una definizione quanto mai azzeccata se applicata ad un come Beck...

Poi quel film è un capolavoro, ed al di là delle scene in cui quella frase viene ripetuta, c'è tutta una profondità sotto, ad ogni modo grande Jeff Beck!!
Rispondi
di qualunquemente1967 [user #39296]
commento del 27/06/2018 ore 22:30:45
....troppa bamba ... un epistassi del genere non mi fa pensare purtroppo ad altro. W Jeff !
Rispondi
di Zososam [user #29992]
commento del 29/06/2018 ore 13:26:12
AHAAHAH, bah tanti hanno fatto battute simili, lui utilizza il borotalco sulle mani, un ragazzo che mi era accanto aveva detto "ao e basta co sto borotalco". Ad ogni modo non so quale sia stato il reale problema, speriamo nulla di grave!! Da come so lui è un salutista
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 28/06/2018 ore 07:15:29
Il più grande chitarrista vivente.
Rispondi
di Zososam [user #29992]
commento del 29/06/2018 ore 13:30:52
Se lo mettevo nei miei primi tre o quattro ora non posso non considerarlo in cima alla lista, forse troppo avanti con i tempi per essere "digerito" da tutti
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 28/06/2018 ore 09:32:05
JB ha per me il tocco più elegante sulla leva e non si batte! Ma ecco una storiella che gli rende onore quanto l'episodio del malore:
Per le riprese di Yardbirds in concerto in un club, gli era stato chiesto di massacrare la sua chitarra e gettare pezzi tra il pubblico per una scena del film Blow Up di Antonioni.Rifiuta di sacrificare la sua cara chitarra... Si fa acquistare la chitarra meno costosa scovabile e distrugge quella vai al link e getta via il manico pescato pochi istanti prima appena giunto fuori dal locale... un passante nota questo, si abbassa (e il resto della scena purtroppo non si vede), prende il manico in mano per esaminarlo e lo butta via pure lui in disgusto!
Il protagonista è un fotografo di moda nella Swinging London 1966 e il film vale vederlo per intero.
Rispondi
di Zososam [user #29992]
commento del 29/06/2018 ore 13:33:07
Ciao Claes!! Beh hai tirato fuori una piccola grande pagina della storia del rock, quel film è fantastico, ed è visionario. Quando il manico perde significato e viene lasciato a terra rappresenta davvero ciò che sarebbe accaduto dopo la visiona "feticistica" della musica. Comunque quel mondo pare così lontano da oggi, eppure ancora quella musica continua a crescere nelle mani di alcuni artisti, un bene preziosissimo.
Rispondi
di Shorelinegold utente non più registrato
commento del 28/06/2018 ore 14:02:32
Un tipo coraggioso oltretutto, si farebbe ammazzare pur di suonare la sua chitarra!
Rispondi
di Zososam [user #29992]
commento del 29/06/2018 ore 13:24:35
Incarna ancora quello che sembrava uno stereotipo desueto di guitar hero!!
Rispondi
di jdessi [user #27382]
commento del 06/07/2018 ore 09:25:30
Perché Jeff Beck è il più grande dei grandi?
Io lo so!!!!
Perché a te piace più degli altri!
Rispondi
di helloween [user #27122]
commento del 16/07/2018 ore 09:35:04
Leggendo l'articolo sembra di essere al concerto! Molto ben scritto, pieno di passione e di amore per l'artista! Voglio condividerlo nei miei social.
Rispondi
di Oliver [user #910]
commento del 19/07/2018 ore 13:59:43
Visto una sola volta, alla Royal Albert Hall.
A tratti io e gli amici che erano con me ci siamo accorti di avere gli occhi lucidi.
Mai provate emozioni simili. Quasi due ore di musica esclusivamente strumentale, e non mancava niente. Indimenticabile. Mai successo, nè prima nè dopo.
Veramente un genio.
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