Line 6 POD Go: scopriamo insieme l’erede del fagiolo magico
di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 25 luglio 2020 ore 11:00
Il “fagiolone” è tornato, stavolta con suoni presi in prestito dal mondo Helix per un prezzo che fa gola. Vi raccontiamo il primo approccio col Line 6 POD Go.
Tra gli innumerevoli sistemi multieffetto che hanno affollato le fantasie e i flight case degli appassionati di suoni digitali, il POD ha un posto speciale nel cuore di molti.
Nella sua prima versione da tavolo, senza footswitch e con solo due selettori rotativi per le simulazioni di amplificatori e per gli effetti, il Line 6 POD è ricordato come quel dispositivo che ha permesso ai giovani chitarristi di inizio 2000 di prendere confidenza con i concetti di amp modeling e di home recording.
Circa vent’anni e altrettante evoluzioni più tardi, il POD è ancora sulla cresta dell’onda. Il “fagiolo rosso” è cambiato, cresciuto, e oggi veste i panni di una pedalboard moderna, versatile e potente con il POD Go.
Abbiamo visto il POD Go per la prima volta al Namm 2020. Adesso la pedaliera è ufficialmente sul mercato e non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di provarla, condividendo in anteprima con voi le primissime impressioni d’uso.
La struttura del POD Go trasmette da subito una sensazione di solidità. Lo chassis è in metallo, compatto il giusto per dare vita a un sistema trasportabile ma che non rinuncia a una buona dose di controlli e parametri, con otto footswitch e un pedale d’espressione dalla doppia funzione assegnabile. Sul retro, la base sagomata riporta un incavo a formare una maniglia: grazie alla leggerezza dell’insieme, il multieffetto si può portare in giro comodamente con una sola mano, tenendo la chitarra nell’altra.
L’evoluzione tecnologica ha fatto bene alla pedalboard Line 6, che ora conta su un ampio display LCD a colori e su un’interfaccia immediata composta di soli quattro bottoni e una serie di manopole: eccetto quella grossa relativa al volume master, tutte celano anche un pulsante, e sono tutto ciò che serve per regolare suoni e costruire preset.
Quando si accende la macchina, la comparsa sul display della silhouette del mitico “fagiolo” colpisce come uno tsunami di nostalgia. I contenuti, però, sono tutt’altro che retrò.
Il concetto di home recording ha raggiunto oggi livelli stellari, e il POD Go ha al suo interno una scheda audio USB a quattro canali per la registrazione e il reamping grazie alla possibilità di trasmettere anche il suono diretto dello strumento.
L’aspetto che ha reso il POD Go una delle novità più attese del 2020 è senza dubbio la presenza di suoni direttamente derivati dalla famiglia di multieffetto top di gamma Helix.
Simulazioni del tutto professionali convivono con un pannello pensato per i musicisti che calcano palchi più piccoli, si divertono in sala prove o registrano la propria musica in casa.
Così la pedaliera ha una connettività ridotta rispetto alla Helix, rinuncia alle XLR in favore di una serie di jack tipici dei rig “tradizionali” da club come l’uscita diretta per l’amplificatore in cui disattivare le simulazioni di cassa, pur senza rinunciare a caratteristiche di rilievo come la presenza di un loop effetti, una presa per un pedale d’espressione esterno o fino a due footswitch aggiuntivi e le due uscite jack per il PA o per le casse amplificate FRFR, ideali per chi vuole sfruttare a pieno la potenza di cab sim e Impulse Response.
C’è molto da dire sul POD Go, e presto ne sviscereremo funzioni, dettagli e peculiarità. Per adesso, fateci compagnia nel primo incontro con la pedaliera Line 6 così com’è, appena uscita dalla scatola.