Charvel San Dimas: cosa ci si aspetta da una super-Strat
di sonicnoize [user #36973] - pubblicato il 22 aprile 2022 ore 09:05
La super-Strat stravolge il concetto di Stratocaster con fantasia e audacia, producendo una miriade di ricette differenti tra loro: ecco quella preferita da un nostro lettore.
L‘evoluzione della Stratocaster sul finire degli anni '70 ha ridisegnato i canoni estetici e funzionali di uno degli strumenti più iconici di sempre. I produttori che hanno interpretato al meglio questa parabola evolutiva sono senz’altro EVH e Charvel.
Il marchio Charvel, nato a metà degli anni '70, è stato incorporato prima con Jackson e infine confluita a partire dal 2002 in Fender (che ha contribuito a rivitalizzare il brand) Oggi, il modello San Dimas è un punto fermo ogni anno nella linea produttiva Charvel.
L’acquisto della San Dimas è stato finanziato in parte dalla vendita di una Ibanez serie S con la quale non sono mai riuscito a legare purtroppo, a causa del body Dinky e manico davvero troppo sottile per il mio modo di suonare: volevo una chitarra più comoda e più vicino ai suoni Stratocaster, ma soprattutto con un maggiore sustain.
Vorrei tralasciare tutte le specifiche di questa chitarra, che secondo me la maggior parte dei lettori conoscerà sicuramente, per dire cosa veramente ho apprezzato di questo acquisto, cosa mi ha sorpreso e cosa si sarebbe potuto fare meglio.
La prima conferma è nella coppia (anche questa mitologica) di pickup montati, anzi avvitati direttamente sul body, ovvero Seymour Duncan 59 al manico e JB al ponte, entrambi splittabili.
Inutile dire che, solo ascoltandolo, il timbro del JB rimanda davvero a tutto il rock, hard rock e metal possibile e immaginabile: definito, potente il giusto, ricco di armoniche e mai eccessivo. Il 59 è la giusta spalla per fare da grimaldello su tutte le timbriche più vicine al vintage ma comunque con output degno di nota.
La seconda conferma, ma anche una sorpresa, è questo fantomatico “speed neck” con rinforzi in grafite e davvero confortevole non solo nel profilo, ma soprattutto nella finitura Hand-Rubbed Oil che lo rende incredibilmente satinato, quasi grezzo. Questa particolare, finitura distante anni luce dall’acero verniciato, è molto più agile da percorrere, anche se tende a sporcarsi irrimediabilmente.
Altre note rilevanti sono il no-load tone che bypassa il tono quando lo si mette a 10 e un Floyd Rose davvero di qualità.
Una chitarra che trova senso compiuto per quello che si propone di rappresentare, l’evoluzione di una Strat tanto da renderla ancor più versatile e comoda in un look chiaramente '80s.
Tornando al discorso sustain, ho trovato un grandissimo miglioramento con questa chitarra, ben costruita e che di legno ne ha tanto considerando la mancanza di battipenna. Non credo che tornerò mai ad acquistare una Dinky che è vero essere comodissima, ma a mio avviso troppo leggera per offrire grandi sustain.
E voi cosa ne pensate? Qual è la super-Strat per la quale fareste follie?