Con lo StingRay, Leo Fender mostrò ancora una volta di essere all’avanguardia, introducendo il design nel 1976 come prodotto di punta di casa Music Man. Fu la sua prima avventura post-Fender, con un modello che debuttò gloriosamente, venendo apprezzato immediatamente da molti artisti. Di fatto, lo StingRay rappresentò una versione rivista e aggiornata dei due bassi Fender più conosciuti: il Precision e il Jazz, inventati rispettivamente durante gli anni ’50 e ’60.
Caratterizzato da un suono più ricco, aggressivo e prominente, lo StingRay si adattava alle esigenze sempre più specifiche riscontrate dagli artisti e dalle band a cavallo tra il decennio ’70 e quello successivo. Inizialmente attribuito a generi come il funk, grazie alla brillantezza del suono e alla risposta immediata che offre, lo StingRay ha trovato ben presto posto anche nelle rastrelliere dei bassisti hard rock e metal.
Il vero impatto del Music Man StingRay sulla musica moderna
Come già precedentemente accennato, il responso del pubblico di riferimento nei confronti dello StingRay fu subito positivo. Louis Johnson, fautore dello slap funk, adottò lo StingRay sin dagli albori, mentre con Flea e i Red Hot Chili Peppers, lo strumento raggiunse le vette dl mainstream. Ancora, Bernard Edwards influenzò John Deacon dei Queen, spingendolo ad adottare lo strumento in studio per Another One Bites The Dust e, come non dimenticare John Taylor con i Duran Duran.
Insomma, lo StingRay ha un ruolo di primo piano nella storia del rock, comparendo anche sul palco imbracciato da artisti come Tom Hamilton degli Aerosmith e Boz Burrell dei Bad Company e Tony Levin che lo preferiva per il suono consistente e la sua propensione nei confronti delle accordature più basse. Si rivelò fondamentale per la creazione dei sound new wave, disco, country, pop e, addirittura, blues dei primi anni ’80. Nel 1984, la parabola eclettica dello strumento avrebbe potuto interrompersi bruscamente con il fallimento della prima azienda Music Man.
La falcata determinante da parte di Ernie Ball nel dare nuova vita al marchio e rinvigorire il lascito della Music Man originale con Sterling Ball come CEO – coinvolto nell’ideazione del primo StingRay insieme a Fender – condusse al ritorno in pompa magna dello strumento, insieme ai primi design più rappresentativi del brand statunitense. Lo StingRay, inoltre, fu il primo strumento prodotto da Ernie Ball, concepito come un attrezzo al servizio degli artisti nel pieno della filosofia di Leo Fender.
Un pickup, migliaia di suoni: la storia dello StingRay Bass Pickup
Nonostante l’innovazione arrecata nel mondo dei bassi elettrici al momento dell’uscita, di fatto lo StingRay ha sempre contato su un unico pickup. A dargli vita, un unico humbucker di proporzioni considerevoli, posizionato al ponte e, nel corso degli anni, rivisitato a più riprese da realtà più o meno affermate nel settore dell’elettronica musicale.
L’humbucker equipaggiato sullo StingRay assume le proporzioni e lo schema costruttivo di un pickup per chitarra, offrendo un range di sonorità decisamente diverso rispetto a ciò a cui i bassisti erano abituati prima del 1976. Con poli magnetici e un lungo filo in rame, l’humbucker StingRay è, tradizionalmente, collegato in parallelo. Cià vuol dire che ogni bobina invia in modo indipendente il segnale all’elettronica. Il sound potente dato da questa scelta è ciò che, al di là degli aggiornamenti e delle reinterpretazioni, ha reso lo StingRay un modello tanto famoso.
StingRay oggi
Oggi, Music Man propone il suo come modello di punta per i bassisti, in versione 4 e 5 corde. Dal design più tradizionale alle sue iterazioni moderne, lo StingRay esiste anche in versione entry level, prodotto sotto marchio Sterling di importazione asiatica. Nel corso degli anni, sono stati diversi i marchi che hanno proposto la loro versione di questo design, contribuendo ad arricchirne il lascito. Risulta indubbio, ormai, che il Music Man StingRay meriti il posto conquistato accanto ai modelli più conosciuti ed evocativi. |