Strano pensare che un octaver possa diventare un pedale da tenere acceso sempre, o quasi. Si è portati a credere che un effetto così radicale per il segnale della chitarra sia da usare con parsimonia, ma poi vengono fuori soluzioni originali come il Dig Deep che rimescolano tutte le carte in tavola.
Lo stompbox OPFXS, nel suo chassis in metallo nudo e con solo una grafica minimale a indicare connessioni e funzioni, si distingue dai comuni octaver per la sua capacità di intervenire unicamente sulle note più basse, permettendo al musicista di doppiare se stesso anche durante l’esecuzione di accordi senza per questo creare un impasto sonoro confuso e troppo ingombrante per il mix, bensì rafforzando le fondamentali mentre le note al canto continuano a muoversi libere nel range che gli si addice.
La filosofia dell’artigiano di La Spezia, che abbiamo già sbirciato , è evidente nel Dig Deep e balza subito all’occhio quando si ha il pedale tra le mani.
Lo abbiamo avuto, ci abbiamo giocato con soddisfazione e abbiamo documentato il tutto in video.
Come il nome stesso suggerisce, il Dig Deep si propone lo scopo di “scavare a fondo” nel range più grave della chitarra, come a estenderlo. Il circuito si basa sul concetto della generazione di armoniche per creare linee di basso monofoniche che non interferiscono col resto del suonato, andando a simulare la presenza di un basso mentre si suona, o permettendo delle sfumature niente male quando si usa con regolazioni più delicate.
Il pedale offre un ingresso per lo strumento e due uscite per lavorare con catene stereo, ideale per chi vuole sperimentare con effettistica dedicata e creare panorami sonori unici.
I controlli a disposizione sono immediati, intuitivi. Solo due manopole compaiono sullo chassis e fungono da mixer per gestire in modo indipendente il livello del segnale diretto e quello generato dal circuito. L’escursione permette di avere pieno controllo sulle rispettive linee, così diventa possibile “rinforzare” il segnale diretto con un leggero rimpolpamento ottimale per suonare più presenti nell’insieme o, viceversa, annullare del tutto la traccia Dry e trasformare la chitarra in un basso dal sapore piacevolmente retrò, a tratti synth, e con un vago sentore di saturazione old-school sempre dietro l’angolo.
La parte gustosa, però, arriva quando ci si muove nelle sfumature, generando un suono grosso, profondo, in cui il raddoppio all’ottava diventa un colore più che una nota definita.
Qui entra in gioco il “fine tuning” possibile schiacciando il tasto Function, posto tra le due manopole. Questo cambia il loro ruolo rispettivamente in Tracking e Sub Tone. Il primo agisce sul comportamento stesso dell’octaver, dosandone di fino il range e la presenza e, insieme alla brillantezza messa a punto col secondo potenziometro, permette di creare raddoppi definiti e ben intelligibili o meno nitidi, morbidi e ideali per un sottofondo rombante quando ci si deve muovere in suoni più “torbidi”.
Sui puliti quanto in distorsione, il Dig Deep si dimostra sensibile, variegato nelle sfumature e capace di impreziosire qualsiasi passaggio con un tocco vintage assai particolare. Nel clean, il tutto diventa grosso e denso. In overdrive, una punta di fuzz genera l’impressione che il gain sia nettamente maggiore e il rombo riempie il mix con una presenza imponente.
In tutti i casi, metterci le mani sopra è un piacere per scoprire un mondo di sonorità del tutto a servizio della creatività.
Il pedale OPFXS si posiziona perfettamente in linea con il concetto di pedale boutique, sia per la logica che vi è dietro sia per fascia di prezzo, senza sfociare per questo nell’esoterismo in modo da risultare altamente concorrenziale, se si è appassionati della categoria. Sul sito ufficiale, è possibile scoprirlo più da vicino . |