Il “sociale”, o meglio, quello che ne rimane, sembra non interessare più a nessuno. Lentamente ma inesorabilmente stiamo diventando vittime e carnefici del nostro stesso destino. La crisi c’è, è una realtà, galoppata ulteriormente da imprenditori senza scrupolo. Ogni giorno si assiste allo scenario di ditte che chiudono, famiglie senza un lavoro fisso, gente che dorme in auto coi figli, perché allo sfratto, pensionati privati di ogni briciola di dignità a rovistare negli avanzi della verdura al mercato, per farsi un piatto di lurida minestra. Concedetemi un <CAZZO, ma sta gente ha lavorato un tempo!!!>…Mi chiedo se questo è il progresso di una civiltà cosiddetta evoluta.
Da un lato lo sconcerto e dall’ altro la rabbia che mi pervade completamente per la mia impotenza al riguardo…
Oggi un’ altra ditta chiude (la purtroppo famosa “BADONI”, finita anche su RAI 3), altra gente a casa. Stasera, tempo permettendo, io coi “dirty blues band”, un mio cugino (dipendente Badoni) coi “mercato nero” ed un’ altra band di amici, gente di quella ditta, suoniamo in piazza a Costamasnaga. Un concerto che avrebbe dovuto avere luogo il 1° Maggio e che vuole sostenere simbolicamente la memoria di una classe operaia dimenticata da tutti, per primi i nostri cari grassi politici.
La musica, come mezzo di riflessione e conforto, questo è quello che rimane!
E’ popolare dire che oggi tutti stanno bene e che c’è grande benessere. Non per tutti è così. E non bisogna andare in Africa o in Sud America per vedere i poveri. Li abbiamo qui.
Non vi nego che io stesso, vivendo da 10 anni da solo e a 1000Km da qualcosa che qualcuno chiama “casa”, spesso ho tirato a campare. Tante volte non ho avuto il pane per mangiare. Attualmente mangio una sola volta al giorno e qualche volta ho fatto di quei “ràmadàm” da fare invidia al più fervente devoto. Dall’ inizio della crisi, poi, tolti i soldi per l’ affitto e qualche bolletta, quello che restava a me era spesso solo100 euro per il resto del mese. Quando mi è andata di lusso ne ho avuti 300 e non mi si venga a dire di essere l’ unico, perché non ci credo affatto: è impossibile. La mia fortuna è sempre stata sapermela cavare. Qualsiasi lavoro a qualsiasi ora (nero a gògò e paghe “forfettarie”, diciamo così) e piegare la testa.
Svaghi zero, si stà a casa. Personalmente, trovo anche la cosa “tonificante” per me stesso, ma mi chiedo se è questo quello che lasceremo ai nostri figli. Ancora miseria e sottomissione rassegnata al potente?
Stasera, se non piove suonerò. Suonerò il blues e sarà picchiato dalle mie bacchette con un po’ più di cuore e di rabbia. Non esiste genere migliore per rappresentare tutto ciò (sono un metallaro eppure…). Comunque vada spero di far bene e farò come meglio posso.
Per tutti i lavoratori allo sbando, per tutti quelli che senza più una casa dormono in macchina, per tutti quelli il cui futuro è incerto, per me stesso, per ogni anziano ridotto ad un misero barbone, per tutti quelli che ancora “credono”, resistono e lottano ancora, restando integri e coerenti. …
Questo concerto è per voi!