di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 17 gennaio 2014 ore 07:30
Portare un'acustica sul palco e suonarla a piacere con diversi tipi di microfoni a condensatore senza problemi di feedback e di gestione dei volumi, magari mentre si suona con una band. Utopia? Non proprio, grazie a Godin e al Duet Ambiance Preamp Control.
Portare un'acustica sul palco e suonarla a piacere con diversi tipi di microfoni a condensatore senza problemi di feedback e di gestione dei volumi, magari mentre si suona con una band. Utopia? Non proprio, da quando Godin ha pensato di integrare all’interno della riuscitissima serie Multiac il Duet Ambiance Preamp Control. Abbiamo avuto il piacere di provarne una splendida versione sunburst.
La Multiac è senza ombra di dubbio la chitarra ha consacrato il successo della canadese Godin. Con la sua forma accattivante, ma soprattutto il suo sound acustico decisamente convincente ha contribuito non poco a dare lustro al marchio, diventando un vero punto di riferimento nell’ambito delle silent acoustic guitars.
La Steel Duet Ambience non si discosta molto dalle geometrie del modello originale, anzi a ben guardarla i tratti che hanno reso celebre la Multiac li si trova tutti a partire dal comodissimo manico. Questo, realizzato in mogano con tastiera in ebano e ben 16’’ di radius, ha un profilo a C non troppo sottile, comodo e confortevole. Ci si dimentica subito di aver tra le mani una chitarra acustica, almeno sulla carta, visto che anche le dimensioni del body sono più da elettrica. Il corpo è anch’esso realizzato in mogano con camere tonali, non trattandosi di una Les Paul la diatriba camere si camere no trova tutti d’accordo sul camere si, manco a dirlo. A tappare le camere troviamo uno splendido top in abete e ponte in palissandro. C’è da ammettere che la colorazione sunburst vince a mani basse sulla transparent red, le uniche due disponibili per questo modello. Il nome lo aveva già messo in chiaro, la parte cruciale di questa Godin è l’elettronica, realizzata in collaborazione con Fishman. Alloggiata nella spalla superiore in maniera da essere facilmente modificati troviamo tutti i controlli a disposizione sulla Multiac. Partiamo dai numerosi fader che creano anche un gradevole motivo ornamentale. Questi comprendono prima di tutto il comodo equalizzatore con alti medi e bassi. Un master volume e il blend che permette di miscelare il suono del piezo posto sotto al ponte con quello dei microfoni simulati e selezionabili grazie allo switch posto trasversalmente. Resta infine il solo interruttore per invertire la fase e scongiurare così anche gli ultimi pericoli di feedback che questo strumento che almeno sulla carta dovrebbe essere feedback free.
Per testarla abbiamo scelto di passare attraverso una buona cassa da PA, l’utilizzo per cui la Multiac sicuramente è stata progettata e soprattutto il modo in cui il 99% dei possessori la utilizza. Colleghiamo il cavo e cominciamo testando il solo suono del piezo. Equalizzazione flat e già il suono percepito è convincente. Chiudendo gli occhi si può tranquillamente immaginare di avere tra le mani una chitarra acustica con tutti i crismi, una cassa ampia in grado di restituire basse profonde e incisive. Viene subito da pensare che se il suono del piezo è già così accattivante l’aggiunta delle simulazioni di microfono non può che essere una chicca. A disposizione abbiamo ben quattro diversi condensatori. Primo tra tutti il Neumann U87, condensatore tra i più blasonati al mondo a diaframma largo. Con il secondo scatto dello switch attiviamo la modalità DPA4011, una simulazione di un altro microfono molto utilizzato a diaframma piccolo questa volta. Gli ultimi due click sono infine dedicati a Soundelux E47 e Schoeps cmc64g. Tutti microfoni tanto belli quanto costosi, che molto probabilmente nessun chitarrista acustico possiede tutti o quanto meno si porta sul palco assieme alla sua chitarra.
Il video sicuramente vale più di tante parole, ma in generale si può dire che il suono ottenuto grazie ai Mic Imaging Settings è ancora più credibile di quello del solo piezo, al quale ricordiamo si può miscelare tramite il controllo di blend. La modalità Neumann è la più carica di basse, mentre quella DPA è decisamente più definita e calibrata su tutte le frequenza. Queste sicuramente le due più efficaci. Soundelux e Schoeps non sono da meno professionali e ben realizzate, ma sicuramente le prime due sono più caratteristiche e accattivanti. Un vantaggio considerevole quello di poter aggiungere al suono del piezo, notoriamente un po’ metallico rispetto al sound acustico di una chitarra, l’immagine di un condensatore, un microfono che sicuramente può dare molte più soddisfazioni e più realismo al nostro suono. Certo sulla validità di queste immagini si potrebbero scrivere libri interi, noi ci limitiamo a constatare che questa Godin suona veramente bene, soprattutto con l’aggiunta del Duet Ambiance, una feature che più che feature è una vera chicca.
Ricordiamo che l'intero catalogo Godin è disponibile anche in Italia grazie al servizio Direct, a cura di Music Gallery.