di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 20 maggio 2014 ore 07:30
La Seagull GT non è una novità del mercato, ma lo è la splendida colorazione sunburst gloss con cui è giunta in redazione qualche settimana fa. Abbiamo quindi colto l’occasione per realizzare un test con Paolo Antoniazzi. Le Seagull sono note per un ottimo rapporto qualità prezzo, mettiamo quindi la S6 sulla bilancia.
La Seagull GT non è una novità del mercato, ma lo è la splendida colorazione sunburst gloss con cui è giunta in redazione qualche settimana fa. Abbiamo quindi colto l’occasione per realizzare un test con Paolo Antoniazzi. Le Seagull sono note per un ottimo rapporto qualità prezzo, mettiamo quindi la GT sulla bilancia!
Se si vuole trovare una caratteristica comune a tutta la linea Godin e Seagull è la voglia di mettere in evidenza sempre e comunque le venature del legno, che fanno sempre bella mostra di sé in gran parte delle serie delle chitarre canadesi progettate dal Robert Godin. Trovarci tra le mani una chitarra bella verniciata come questa sulle prime ci ha sorpreso. Dopo una scorpacciata di legni satinati una sunburst bella lucida ci ha colpito, piacevolmente per giunta, ancora prima di imbracciarla.
Sotto la splendida vernice tobacco vibra abbastanza libero un bel top in abete sottoposto a pressure test. Una prova che ogni tavola Seagull deve superare prima di essere lavorata e incollata sulle fasce. Fasce e fondo che in questo caso non sono in mogano o palissandro ma in Canadian Wild Cherry, un legno che non si trova spesso sulle chitarre acustiche. Di mogano proprio sulla GT non se ne trova, il manico è in acero silver leaf satinato, sormontato da una tastiera in palissandro a 21 tasti. Legno tra l’altro che compone anche il ponte in cui è incastonato un osso in Tusq compensato che garantisce una perfetta intonazione dello strumento.
Il modello della prova non era elettrificato, ma a catalogo esiste la versione a spalla mancante con sistema Fishman e accordatore integrato. In questo caso però per accordarla bisogna affidarsi ad accordatori esterni o all’orecchio.
La Seagull GT è una dreadnought e come tale ha una cassa di dimensioni generose, con manico innestato al 14 tasto. Questo però non rispecchia la cicciosità della cassa, anzi è sottile e comodo. Con l’aspetto vintage di questa acustica ci saremmo aspettati un manicone più spesso, più mazza da baseball e meno da golf. In realtà ci si muove veramente bene, le note col pollice si possono fare senza fatica, nonostante la chitarra monti una muta di corde 0.13 che la rendono un pelo duretta. Una chitarra da strumming come questa è però fatta per essere anche zappata poderosamente quindi necessita della durezza tale da non fare sferragliare le corde. Si nota subito che il volume è proporzionato alle dimensioni, ma dà il meglio di sé non quando la si coccola con le dita ma quando la si strapazza con il plettro, meglio se medium. La scelta accurata dei legni e della struttura fa si che il sound globale sia tutto sommato equilibrato, non mancano le basse, le alte ci sono ma non spiccano. Una brillantezza maggiore non avrebbe certo guastato, soprattutto quando si vuole giocare sulla dinamica.
In definitiva la Seagull, con la bellissima finitura e il prezzo che si aggira tra i 550 e i 600 euro non è una chitarra da spiaggia, da abbandonare accanto al fuoco per andare al chiringuito mentre le coppiette ormai si sono appartate. Quella che abbiamo tra le mani è uno strumento ideale per chi cerca un sound di qualità, ad un prezzo che non passa i mille euro che permette di fare registrazioni in studio di qualità. Per chi poi volesse portarsela sul palco c’è la versione elettrificata, una prova in negozio è vivamente consigliata, bisogna giusto digerire la paletta che di certo non incontrerà il gusto di tutti con la sua forma molto simile a quella di una weissenborn.