Fago e Migi sono i bizzarri nomignoli dietro ai quali si celano Fabio Gobbi, esperto di elettronica e Michele Rumagnoli, maestro del setting. Stanno spopolando sul web dove sono idolatrati dalla comunita Ibanez. Le chitarre passate sotto le loro cure sono gioielli performanti e coloratissimi, ottimizzati in ogni dettaglio. Sempre più professionisti si rivolgono a loro e noi abbiamo voluto conoscerli meglio.
Prima di tutto, presentatevi
Fago: Ciao a tutti i lettori. Mi chiamo Fabio Gobbi e sono un appassionato di elettronica applicata sugli strumenti; pratico questo lavoro da circa 20 anni.
Migi: Ciao a tutti amici Accordiani. Io sono semplicemente "Migi", come ormai tutti mi conoscono. Non sono liutaio, mi definisco settatore di chitarre; mi occupo cioè solo di alcune cose che generalmente vengono considerate parte della liuteria: il setup, la preparazione di strumenti su certe specifiche, il cambio-tasti, rettifica, ottavatura e - nei limiti - risoluzione di problemi tipici o meno. Non ultimo, il feeling dello strumento.
Come vi siete trovati? Cosa vi ha fatto decidere di unire le forze?
Fago: Io e Migi ci siamo incontrati molti anni fa. Avevo problemi di settaggio con ponti Floyd Rose perchè ero alle prime esperienze e non c’era verso riuscissi a settarlo per bene. Da lì in poi, avendo capito quanta ampia fosse la sua competenza e conoscenza a riguardo, mi sono sempre rivolto a lui per tutto ciò che riguardava il settaggio, la cura e la manutenzione dei miei strumenti
Abbiamo deciso di unire le nostre forze per il semplice motivo che entrambi nutriamo una grande passione per gli strumenti ma in campi differenti: lui settaggio e io elettronica. Spesso chi ci affida uno strumento da sistemare gradisce il fatto che oltre a un bel settaggio dello strumento si dia anche una controllata all’elettronica e viceversa.
Migi: Ci siamo incontrati parecchi anni fa: Fago mi aveva portato una sua Ibanez, guarda caso! Così io scoprì la sua arte con l’elettronica, lui la mia dimestichezza col Floyd Rose ed eccoci qua. Non è stata una decisione a tavolino quella di lavorare insieme, è arrivata gradualmente. Sempre di più, chi portava gli strumenti a Fago li faceva passare anche da me e viceversa, vista anche la comodità dell'abitare vicini. Piano, piano la cosa ha preso piede e il fatto di ritrovarsi uno strumento tirato in assetto da guerra sia nell'elettronica che nel setting, in un colpo solo, senza sobbarcarsi chilometri dall'uno all'altro, senza sbattimenti e in tempi relativamente ristretti, ha attratto sempre più chitarristi! I nostri siti, i social network e le collaborazioni con nomi illustri, hanno fatto il resto.
Che servizi offrite a chi vi affida la sua sei corde?
Fago: Io offro qualunque intervento riguardi la parte elettronica, dalla semplice manutenzione, alla possibilità di avere configurazioni custom delle posizioni selettore. Per esempio, ci sono molti pickups in commercio che lavorano molto bene anche collegati in parallelo: l’effetto è una sorta di doppio single coil con le caratteristiche sonore di un single coil ma più potente e pieno nelle basse; oppure offro la possibilità di combinare più bobine insieme e in posizioni fuori dal comune per ottenere suoni alternativi e particolari; filtri treble bleed sul volume i quali rendono l'escursione molto più omogenea eliminando anche la classica chiusura delle alte frequenze che incupiscono il suono; ovviamente customizzati in base alle richieste. Non da ultimo installazione di booster, effetti o quant’altro venga richiesto.
Migi: Principalmente mi occupo dell'assetto o setting: curvatura del manico, action, assetto di ponti vari, compresi Floyd Rose e derivati, ottavatura … cerco di risolvere problemi vari;
dal "friggimento" delle corde ai ponti che sballano l'accordatura dopo l'uso della leva e tanti altri ancora. Negli ultimi anni mi sono specializzato nel refret, cioè la sostituzione dei tasti, cosa che prima mi intimoriva. Poi ho provato, imparato tanto dagli errori e ora penso di avere trovato una formula che soddisfa persino me, che sono molto pignolo e mi rifaccio al fretting stile Ibanez J. Custom come summa massima della categoria! Ultimamente mi capita di installare spesso tasti in acciaio e - dove esteticamente opportuno - tasti color oro (entrambi jescar), una vera chicca. Mi occupo del feeling del manico che curo particolarmente con diversi espedienti: cerco di eliminare il fastidioso senso di appiccicaticcio che spesso il manico dà alla mano e le asperità che questa può incontrare lungo la tastiera. Altra cosa che faccio alle chitarre che ho in cura - e di cui mi occupo per ultima - la pulizia totale dello strumento. Qui, alle cosiddette "Terme di Migi" lo strumento si fa la classica settimana termale, smontaggio totale di ogni singolo pezzo, lavaggio in bagno di detergenti o solventi (a volte addirittura ultrasuoni), sauna, massaggi, rimontaggio, assetto e collaudo intensivo sotto stress. Tra l'opera di Fago e i bagni termali, lo strumento ne esce meglio che di fabbrica!
A fronte delle decine e decine di strumenti che vi passano sotto il naso, le 5 cose che un musicista trascura di più della sua chitarra…
Fago: Nel mio caso direi che sono appena un paio: la prima è quella che ritrovo più di frequente, ovvero i potenziometri o selettore non ben serrati. In pratica, quando ruoti il pomello del volume ruota l’ intero potenziometro. Oppure, quando cambi posizione con il selettore e quest’ultimo dondola liberamente creando ulteriori rumori durante l’ utilizzo. La seconda leggerezza è quella di non asciugare dal sudore o condensa la superficie dei pickups una volta finito di suonare. Questa umidità, e peggio ancora il sudore acido e corrosivo, se penetra all’interno del pickup, in prossimità degli avvolgimenti, nel tempo rischia di creare dei danni.
Migi: Sicuramente il setting che invece è la cosa fondamentale insieme all'impianto elettrico. Non si pretende certo un setting degno di Satrian, ma perlomeno le basi delle basi. Al primo posto, trascuratissima l'intonazione, quasi mai si sa cos'è. Al secondo, la curvatura del manico, seguita a ruota dall'avvolgimento delle corde alle meccaniche …vedo cose turche!. Poi la distanza dei pickup dalle corde e gli strap-lock, che quando ci sono, sono avvitati con le dita! Poi aggiungo la pulizia. Anche qui non si pretende lo splendore da vetrina, ma perlomeno evitare la crosta di sporco che fa sembrare di palissandro una tastiera in acero! La cosa più odiosa però è la mentalità secondo cui uno strumento è perfetto così come arriva dalla fabbrica. E ti guardano con diffidenza quando proponi un trattamento tipo il nostro. Ognuno è causa del suo mal... :-)
Quali sono le cose che un chitarrista avrebbe il dovere di saper fare e quali quelle per le quali dovrebbe affidarsi a un tecnico?
Fago: Una semplice sostituzione dei pickups o potenziometri attenendosi alle istruzioni per il collegamento fornite dal costruttore, sono una cosa che molti sanno fare. Quando però si tratta di creare configurazioni particolari, o quando si hanno problemi di fruscii o comunque problematiche di cui non si sa quale sia la causa è sempre meglio affidarsi a mani esperte. Andare per tentativi può portare anche guai ai componenti dell’impianto.
Migi: perlomeno il cambio-corde che sembra scontato ma vi assicuro non lo è affatto... nemmeno per chitarristi piuttosto navigati! Poi bisognerebbe cavarsela a regolare la curvatura del manico e l'ottavatura. Senza pretendere equilibri stellari ma almeno sgrossare le magagne peggiori. Al tecnico è meglio affidare i lavori pertinenti ai tasti e i problemi con ponti tremolo sofisticati. Sicuramente affiderei a un professionista anche lavori riguardanti il capotasto, elemento sottovalutatissimo quanto fondamentale - al pari del ponte e del manico - per ottenere un setup degno di tale nome.
Sfogli, Cesareo, Rojatti, Castellano, Benvenuti, Xotta sono solo alcuni dei nomi di chitarristi professionisti che vi hanno affidato i loro strumenti. Tutti, tra l'altro, musicisti con un playing particolarmente tecnico e articolato. Perché hanno scelto voi?
Fago: Tutti i musicisti che hai citato sono professionisti che riescono a capire bene ogni minimo miglioramento nel suono in uscita: nel mio caso poter far si che il loro strumento guadagni in qualità uscendo con un segnale più pulito, con meno dispersioni e quindi con più volume e definizione e senza interferenze di varia natura penso sia già un motivo per il quale hanno scelto di affidarmi i loro strumenti. Aggiungo una cosa non da poco e molto importante per chi suona live: un’elettronica ben fatta offre la sicurezza che lo strumento sia perfetto e che quindi lo si possa suonare con tranquillità e senza pensare che magari, a metà assolo, si stacchi un filo...
Migi: Probabilmente questi musicisti hanno visto in noi due persone particolarmente appassionate al loro (e nostro) marchio preferito, Ibanez. Che non è solo un marchio: è una filosofia precisa! Per quanto mi riguarda, ho l'ossessione per tutto ciò che è l'adattare, l'adeguare, il far calzare lo strumento alla perfezione alle mani di chi lo suona. Come un sarto quando adatta un vestito a chi lo indossa. Il guaio è che spesso devo farlo a distanza! Parlando con molti "colleghi", non solo italiani, mi accorgo sempre di quanto ossessionato sono rispetto a loro che spesso si limitano a fare le cose accademicamente, "perché si fa così", seguendo le ferree regole della sacra tradizione liuteristica. Senza fare un passo oltre, senza mettere in discussione alcunché. Io invece mi tuffo proprio in quelle profondità che molti nemmeno vedono e ogni giorno ne imparo una nuova. Dopo 20 anni, uno dei limiti di molti liutai di stampo classico, è quello di fare le regolazioni "universali", seguendo - quando va bene, - le misure consigliate dalle case produttrici o dal web alla lettera e senza pensare minimamente alle esigenze del chitarrista! Io spesso e volentieri perdo ore col chitarrista per trovare il setting perfetto, l'equilibrio esatto che piace a lui.
Forse è questo che li fa scegliere il team Fago/Migi! I chitarristi "tecnici” hanno il bisogno di privilegiare la comodità. E comodità non significa solo action bassa: sarebbe troppo facile. Per esempio, il setup che Gianni Rojatti usa con Dolcetti, tutto elettronica e distorsioni high gain, fa a cazzotti con le sacre regole del setup: corde morbide, Drop-d, action ultrabassa e manico ultradritto. La prima volta ho dovuto farmi violenza ma gli piacque tanto e suonava così bene che la seconda volta ero contento di trasgredire le regole! Gli piace così? Gliela faccio così! Punto. Non devo settare una chitarra come piace a me. A me non interessa la liuteria in se: mi interessa piuttosto mettere il chitarrista a suo agio, farlo sentire a casa. Mi interessa che un musicista suoni concentrato solo sulla sua performance, senza distrazioni da uno strumento che si scorda.
Avete un rapporto privilegiato con Ibanez, marchio per i cui utenti state diventando sempre di più un riferimento. Come nasce questo feeling?
Fago: Io sono legato moltissimo a Ibanez. Più che per un fattore storico o legato al fatto che tanti miei idoli suonavano e suonano Ibanez, per me sono strumenti perfetti: belli da vedere, comodi da suonare, molto performanti e suonano alla grande! Si sposano alla perfezione con il mio modo di suonare e questo è il motivo che me li fa preferire rispetto ad altri marchi.
Migi: Come accennavo prima, uno dei miei siti è ibanez87.it, un piccolo cult nel mondo degli amanti del marchio. Qui espongo foto (altra mia grande passione) fatte alle Ibanez che mi capitano sottomano. Quest'anno compie 10 anni ma già prima ero noto sui forum chitarristici come "integralista" Ibanez. In ambito nazionale è ormai automatico dire Migi e pensare Ibanez. Oggi, forse, non sono più così integralista ma la mia fede rimane. Ciò che amo particolarmente del marchio è la filosofia mirata all'innovazione, al non adagiarsi sugli allori, tipico dei giapponesi e alla ricerca della perfezione. L'amore è nato nel 1987, quando Vai se ne uscì con questa chitarra tutta verde, rosa e gialla, maniglie, fiori, un po' fru-fru, in un mondo popolato di omaccioni metallari brutti e cattivi... e sulla paletta c'era lo stesso marchio della chitarra di casa, una Roadstar Rs530, stupenda, di mio fratello. Mi piaceva talmente tanto, che la prima cosa che feci, di nascosto, fu smontare il Floyd Rose; dovevo capire come funzionava! Da lì è stato un continuo studiare, conoscere: una febbre mai guarita. E approfitto per ringraziare chitarristi come Cesareo, Sebo Xotta, Ricky Portera, Gianni Rojatti per essersi fidati, tra i primi, a lasciare "revisionare" i loro attrezzi del mestiere a uno sconosciuto come il sottoscritto. Il curriculum ne ha giovato assai! :-)
Cosa presenterete a Shg?
Fago: Io presenterò quattro o cinque miei strumenti personali, sui quali ho apportato modifiche importanti. Sono dotati di sportelli trasparenti per mostrare la qualità del lavoro realizzato. Sarà anche possibile provarli.
Migi: Io espongo pochi modelli, ma tanto colore. Due simpaticissime pupe ormai obbligatorie nel nostro stand dell'Unofficial Italian Ibanez Maniacs & Collectors Club all'Shg da qualche anno: 540 power triple-coil colore arancio fluo e 540 power sh detta "skolnick", colore giallo canarino, entrambe originali di fabbrica. E, se mi rientra da un prestito, la diva per eccellenza: la "Barbie", una rg super-sexy tutta rosa fluorescente con pickup DiMarzio gialli, tirata da marciapiede. Una vera peperina impunita, che tra l'altro, col suo fare sfacciato, ha conquistato anche il cuore del vintagista dei vintagisti: Alberto Biraghi! Venite a trovarci e sarà tutta vostra :-)
A Shg esporrete assieme alla collezione dei ragazzi dell' Come vi siete incontrati?
Fago: essendo un gruppo dedicato totalmente ed esclusivamente a ciò che riguarda ibanez, per degli appassionati come noi è stato un vero piacere farne parte! Abbiamo instaurato un bellissimo rapporto con gli amministratori del gruppo e siamo a disposizione di tutti i membri iscritti per offrire consigli su eventuali domande inerenti setting ed elettronica degli strumenti. Per questi motivi è nata una amicizia e piacevole collaborazione che ci porta a essere uniti e presenti in ogni evento o manifestazione come l'imminente Shg
Migi:... pensa che mi sono iscritto a Facebook, dopo anni di rifiuti, soltanto per fare parte del club!... Certo, l'ho fatto anche per pubblicità per quello che faccio, ma soprattutto, credimi, per il club. Amo il club: sono affezionato ai suoi membri ad oggi credo quasi 1200 e al fanatismo che si sfoga in quella tana di matti! Ci vedo me stesso quando ero giovane e integralista. Ed è fantastico vedere quanti hanno la tua stessa passione! Ancora più fantastica è la nostra partecipazione all'evento musicale più atteso, shg: mai avrei immaginato di poter esporre le nostre bellezze a una fiera così importante. Io, che fino a otto anni fa dovevo vergognarmi delle mie giapponesine impunite gialle e rosa in un mondo di imbolsiti mobili d'antiquariato color legno sbruciacchiato... E per questo devo ringraziare Alberto Biraghi! E sarò sempre grato ad Andrea "IlPatta" Pattacini, Alessio Berlaffa e Simone Verde per avere fondato il più figo club di maniaci Ibanez del mondo!
Se qualcuno vuole contattavi, incontrarvi o affidarvi la sua sei corde cosa deve fare?
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