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APS Custom, quando la Les Paul parla italiano
APS Custom, quando la Les Paul parla italiano
di [user #16167] - pubblicato il

Quando uno degli strumenti più venduti al mondo incontra l’alta liuteria italiana, il risultato non può che essere strepitoso. La Les Paul che abbiamo provato con Michele non fa eccezione e mette sul piatto il meglio che i due mondi possono offrire.
Alessandro Pizzi è un liutaio italiano molto apprezzato per i suoi strumenti realizzati con cura e una precisione nei dettagli quasi maniacale. Abbiamo avuto modo di vedere all’opera alcune delle sue creazioni lo scorso Custom Shop, ma non abbiamo perso l’occasione di fare due chiacchiere con la Les Paul che Alessandro ha costruito proprio per Michele partendo dalle specifiche della ’59.

La LP nata in quel di San Giovanni Teatino in Abruzzo, è classicissima nelle forme ma anche nella scelta dei legni. Il mogano è utilizzato per il body e per il manico. Il primo non ha camere tonali ed è coperto da un bel pezzo di acero per il top. Il secondo, con la tastiera in palissandro a 22 tasti, però, ha un profilo più sottile di un ’50, è una sorta di via di mezzo tra questo e lo slim anni ’60.

Lo Cherry Sunburst fa bello sfoggio di se sul top ed è stato sapientemente relicato dalle mani di Alessandro. La relicatura non si ferma alla vernice, ma passa anche per il binding e l’hardware, pick up compresi.

Questi sono due ’57 Classic originali Gibson, per aggiungere un tocco di Made in USA in questo splendido pezzo di liuteria italiana. 

APS Custom, quando la Les Paul parla italiano

L’hardware è il classico Gibson con meccaniche Deluxe e ponte Tune-o-matic, il tutto leggermente ossidato per intonarsi al meglio con il resto dello strumento.

Il sound di una Les Paul in una Plexi del ’69 è forse uno dei più gustosi al mondo. Colleghiamo quindi la APS alla Marshall in studio da Michele e proviamo a iniziare (come di consueto) il test con un sound clean.

È difficile tenere a bada la cherry burst che spinge subito le valvole verso un crunch naturale e dinamico. Il sound, però, non è eccessivamente grosso, con le dovute differenze tra manico e ponte. Il primo spinge molto di più sulle basse, ma non ha un output esagerato. Il secondo, più aggressivo, recupera brillantezza e un po’ di volume.

Con l’aumentare del gain aumenta esponenzialmente il godimento. Il suono si ingrossa e i pick up ci sostengono con un bel punch, le ritmiche si fanno potenti e qualche lick bluesy ci scappa senza nemmeno accorgercene.

Con un colpetto al volume però riusciamo a tornare leggermente al pulito, anche se restare sul clean non è proprio il suo forte.
Aumentiamo ancora il guadagno e la voce che esce è proprio quella che ci aspetteremmo da una single cut made in USA. Tra le mani però abbiamo uno strumento completamente italiano.
Oltre al sound quello che ci piace è la comodità del manico. L’ibrido tra ’50s e ‘60s è una via di mezzo perfetta per non affaticare e allo stesso tempo garantire un sound granitico.


La APS Guitar ci ha lasciato davvero un bel ricordo con il suo sound da vera LP e la comodità di uno strumento moderno e performante. Le linee sono classiche, ma la realizzazione è perfetta. Per chi non lo conoscesse un giro sulla pagina ufficiale di Alessandro PIzzi e Alex Lace (marchio con cui ora contrassegna gli strumenti vintage) è caldamente consigliato!


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