di redazione [user #116] - pubblicato il 14 marzo 2020 ore 11:00
Nato nel 1977, il Floyd Rose è il più famoso ponte double locking presente sul mercato. Negli anni è diventata la cifra stilistica di molti chitarristi che tra dive bomb e armonici l’hanno trasformato da miglioria per il ponte Fender a vero e proprio strumento melodico.
Grazie al sistema che blocca le corde in due punti, alle meccaniche e al ponte con delle viti a brugola, permette non solo di risolvere i problemi di accordatura che affliggevano i ponti flottanti classici, ma riusciva ad ampliare l’espressività del tremolo stesso, non più un sistema per far vibrare il pitch, ma un metodo per letteralmente suonare e far suonare la chitarra in maniera innovativa, diventando imprescindibile per chi vuole utilizzare la leva in modo estremo.
Ecco quindi perché ti serve un ponte Floyd Rose (o una delle tantissime declinazioni derivate).
Non puoi suonare Van Halen senza un Floyd. Subito dopo Hendrix, Van Halen è stato tra i chitarristi più innovativi e influenti nella storia della chitarra elettrica. Misurarsi con il suo repertorio è una pagina di studio doverosa per chiunque voglia definirsi un chitarrista rock. Ora tra Van Halen e il Floyd intercorre lo stesso tipo di rapporto che c’è tra l’uovo e la gallina: impossibile dire chi sia arrivato prima. Senza un Floyd gran parte dei riff e degli assolo di Eddie risulterebbero privi di gran parte della loro efficacia.
I dive bomb sono fighissimi. Rappresentano uno dei modi con cui si può essere veramente sguaiati con la chitarra. Per farli un semplice ponte flottante può non essere abbastanza. Si può ovviare certo con delle meccaniche autobloccanti e un bel setup, ma nulla terrà l’accordatura in sesto come un double locking durante i dive bomb. Per info citofonare Steve Stevens.
Un'alternativa al bending. Grazie alla grande escursione sia in su sia in giù e alla leva solida e salda nella sua sede, il Floyd permette letteralmente di usare la leva per cambiare nota, esattamente come nei bending ma con un risultato timbricamente diverso. Steve Vai ne ha fatto un elemento espressivo fondamentale nel suo playing.
L’espressività. Con un Floyd non ci si limita a fare effetti speciali (dive bomb) o a tirare e abbassare le note. C’è la possibilità di colorare i vibrato, gli slide o gli appoggi e le code degli accordi con una serie sconfinata di sfumature sonore, timbriche ed espressive. E non necessariamente riconducibili esclusivamente al rock e all’hard rock. Nel ricco e variegato calderone stilistico degli Elio & Le Storie Tese, il chitarrista camaleontico di Cesareo ha spesso beneficiato di un utilizzo sensato ed elegante del Floyd.
Senso dell’umorismo. Con il Floyd è possibile far letteralmente parlare la chitarra.
Ma è possibile prodursi in suoni e rumori stravaganti che possono introdurre sprazzi sonori divertenti, o sdrammatizzare l’esecuzione di assolo molto tecnici. Di nuovo, doveroso ascoltare Steve Vai.
Accordatura stabile e più semplice da correggere. Se il setup è buono e le corde non vengono lasciate a marcire sullo strumento, il double locking permette di avere un’accordatura veramente duratura. Ci si deve magari abituare durante i cambi corde ma, una volta trovata la quadra, tolta la chitarra dalla custodia al 99% sarà perfettamente accordata o quasi.
Puoi fare il fluttering, trucchetto chitarristico super anni ’90 usatissimo da Vai o Petrucci. Si ottiene dando una sonora legnata alla leva dopo aver suonato una nota o un accordo. Un esempio carino è la chiusura del terzo lick presente in questo video di Gianni Rojatti, tra i chitarristi rock italiani uno dei più smodati utilizzatori di leva.