E lo capisco: pure io non so niente, non so leggere uno spartito, a fatica una tablatura ma in 20 anni me la son cavata con più di qualche soddisfazione grazie al mio buon orecchio, di certo non assoluto ma ben allenato a tirarmi fuori le cose "a orecchio" appunto.
Mi chiedo che male ci sia, mica tolgo spazio ai professionisti. Casomai tolgo spazio a chi studia per suonare uno strumento ma non lo sa suonare come bisogna e non lo sa contestualizzare (con i suoni, con le parti e anche con "qua la chitarra non ci va").
Un po' di colpa la do anche alle scuole di musica/insegnanti privati: vedo sponsorizzare corsi, metodi di insegnamento, tecniche a destra e a manca ma -alla fine- manca veramente quel qualcosa che ti fa dire "che figo prendere in mano una chitarra".
E una volta potevano essere i guitar hero, ora invece potrebbero essere quei riff o quegli assolo che sempre più raramente si ascoltano nei dischi moderni.
Per me furono sicurante degli amici chitarristi più grandi di me che sapevano suonare bene e io me ne innamorai nel vedere qualcuno suonare la chitarra in quel determinato modo, al di là dei titoli accademici.
E ben vengano i Maneskin, ben vengano gli Ed Sheeran e tutte quelle star pop che fanno della chitarra un elemento ancora usabile anche se non più principale.
Quando vedo una scuola di musica che si presenta "divertiti a imparare a suonare la chitarra con le migliori canzoni di tutti i tempi" e poi mi fanno sentire un pezzo di Eric Clapton o dei Deep Purple, allora non ci siamo.
C'è John Mayer che ti fa arrivare al blues, ci sono i Muse e i Foo Fighters che ti portano poi ad ascoltare anche il rock "old school" (cioè pre 2000). C'è Dua Lipa che ha parti di chitarra funky in tutto il penultimo disco. E così via tante altre soluzioni per invogliare i ragazzi (e non solo) ad approcciarsi a uno strumento tanto bello quanto variegato come la chitarra.
Il mio collega ventenne mi ha citato i Polyphia con "Playing God": quel tipo di figosità da reels è quello che potrebbe riportare un po' di curiosità "fresca" nei confronti della chitarra.
E uscire dai soliti discorsi "meglio Stratocaster o Telecaster? Meglio Les Paul con un Marshall?" e accettare che la musica è cambiata e cambia, che il digitale è convincente e alla portata di tutti, che suonare adesso non vuol dire suonare solo cose di 50 anni fa con strumenti di 50 anni fa.
Nel corso del tempo mi convinco sempre di più che stare al passo con i tempi significa restare aggiornati e spostare costantemente il punto di vista sulla musica, oltre che in generale.
Il motivo per il quale sto vendendo tanta attrezzatura è perché la polvere sulla nostalgia affossa la passione.
Ho un bimbo di un anno e mezzo affascinato dalla batteria, non di certo perché gli faccio ascoltare gli assolo del Led Zeppelin. Piuttosto perché gli do la possibilità empirica di conoscerla, di fare rumore e di innamorarsi di qualcosa di nuovo.
Magari un domani cambia idea e farà il DJ oppure di disinteresserà della musica a favore dello sport o del diritto civile. Ma, nel frattempo, quella speranza di far crescere un musicista non la ripongo né nella teoria né nelle metodologie arcaiche che vedo disponibili.
E lasciare le mie chitarre in vista senza mettergliene una in braccio penso sia già un buon modo per lasciarlo libero di crearsi un percorso tutto suo nel mondo della musica, se vorrà. |