di soltanto [user #31177] - pubblicato il 21 gennaio 2013 ore 08:00
Come raccontai all'inizio di questa rubrica, ho iniziato la mia "vita da busker" circa tre anni fa quando, dopo essermi laureato, mi sono licenziato e ho deciso di partire per andare a suonare nelle strade d'Europa, viaggiando in autostop.
Come raccontai all'inizio di questa rubrica, ho iniziato la mia "vita da busker" circa tre anni fa quando, dopo essermi laureato, mi sono licenziato e ho deciso di partire per andare a suonare nelle strade d'Europa, viaggiando in autostop.
Ebbene, il racconto di oggi riguarda proprio un episodio legato a quel primissimo viaggio europeo "on the road", che mi è tornato alla mente questi giorni perché ho ritrovato il video che avevo girato come testimonianza di quel piccolo miracolo :)
Allora, siamo in Francia. Dopo aver suonato a Lione per tre settimane di fila sentivo il bisogno di cambiare aria, volevo fare un'esperienza nella natura, vivere per qualche giorno "into the wild", per emulazione di Christopher McCandless, il protagonista di quel racconto che tanto mi aveva ispirato nel prendere in mano la mia vita e partire (a tal proposito STRA consiglio la visione del film “Into the wild”, per la regia di Sean Penn).
Un giorno, mentre suonavo in rue Saint Jean, parlai con un tizio di questo mio desiderio di “natura selvaggia” e lui mi rispose: "beh, se vuoi andare nella natura non c'è che l'Ardeche!".
L'Ardeche è un dipartimento francese che fa parte della regione Rhone-Alpes e si trova a sud di Lione. Si tratta di una zona quasi interamente naturale, con pochi, pochissimi paesini e ancor meno abitanti.
Così, nei giorni seguenti a quell'incontro, mi armai di pollice in su e trovai un paio di passaggi, grazie ai quali riuscii a raggiungere Vallon Pont d'Arc, dove piantai la mia tenda in un boschetto sulle rive del fiume.
Per una settimana vissi senza spendere nulla. Bevevo l'acqua del fiume purificandola con delle pastiglie al cloro, mangiavo la frutta che trovavo nei campi vicini oppure mi cucinavo della semola nel fornelletto da campeggio che avevo con me, e durante il giorno scrivevo, facevo il bagno nel fiume, incontravo persone (in particolari conobbi due ragazzi davvero in gamba, Joe e Morgàn) e ovviamente suonicchiavo qua e la :)
Insomma, davvero quello di cui avevo bisogno per ricaricare le batterie!
Quello con cui non avevo fatto i conti, però, è che ogni anno ad Agosto in Ardeche si verificano 2-3 giorni di pioggia torrenziale, che viene giù con una violenza incredibile.
E così una notte migliaia e migliaia di gocce cominciarono a battere sulla mia tenda, facendomi svegliare di soprassalto.
Misi fuori la testa e vidi che il fiume vicino a me stava straripando e tutto intorno era diventato un lago incredibile. Fui letteralmente assalito dal terrore. Buttai dentro allo zaino tutto quello che avevo in giro per la tenda, alla rinfusa, e mi diressi verso la strada principale, con la speranza di trovare un passaggio che potesse portarmi in salvo.
Ricordo nitidamente quei minuti. Mi assalirono tutti i dubbi del mondo, e anche più. "Cosa diavolo ci faccio qui?"", "perché mi sono messo in questa situazione?!", "non potevo restarmene a Milano?!". Queste sono solo alcune delle domande che la mia testa si faceva, ogni secondo di più divorata dal tarlo.
Ora, io non ho la fortuna di credere in Dio, né tanto meno credo che per ognuno di noi esista un piano divino. Però non saprei come altro spiegare il fatto che me lo ritrovai proprio li davanti.
Sembrava sbucato dal nulla.
Un piccolo bus, apparentemente abbandonato, ma che in realtà qualcuno aveva lasciato li' per me, appena a fianco di un deposito di kayak :)
La porta era aperta. Entrai. E una volta dentro notai che i sedili dei passeggeri erano stati smontati e messi in fondo, come a fare in modo che le persone potessero sdraiarcisi per riposare. Tirai fuori il mio sacco a pelo (fradicio) dallo zaino e mi ci stesi sopra. E in quel momento ero salvo. Anzi, di più. In quel momento ero il Re! :D
Per tre giorni, fin quando non smise di piovere, quel piccolo bus si trasformò in casa mia. Mi alzavo, cuocevo un po' di riso, scrivevo qualche pensiero, mi facevo una suonatina e tornavo a letto... mentre i Beatles sorvegliavano il tutto (capirete dal video eheheh). Poi una mattina mi svegliai sotto un sole cocente e decisi che era arrivato il momento di rimettersi in viaggio, direzione Montpellier.
Cominciai a fare autostop e si fermò subito una macchina. "Che ci fai qua?" mi chiese l'autista. "Mi sono accampato per la notte in quel bus, vicino al bosco". "Sei un ragazzo fortunato", mi disse, "l'acquazzone di questi giorni ha fatto grandi danni qui in Ardeche e ha provocato anche incidenti mortali!".
Ecco, come dicevo, io non ho mai avuto la fortuna di credere in un Dio e certo non mi è nata la fede in quel momento, ma da allora si è formata in me la convinzione fortissima che alle persone che sono sulla strada giusta capitano cose giuste. Ecco perché credo che una volta che si è trovata la propria direzione essa vada seguita a qualsiasi costo. Certo, con paura. Ma con più coraggio. E in fondo è questo quello che significa per me suonare: non perdere il contatto con la mia "strada giusta".
Un abbraccio a tutti e buona musica sempre!
P.S. Ragazzi, come al solito se avete domande, curiosità o semplicemente volete sapere come fare per suonare nelle strade di Italia non avete che da scrivermi :)
P.P.S. Quella mattina di sole dopo essermi alzato ripresi quel "magic bus", qui sotto trovate il video ;)