Questa è bella!
Sono un "
quaranteenager" rockettaro reduce dell'epoca d'oro (gli anni settanta/ottanta!) che dopo molti anni di intensa attività extra chitarristica (ho fatto e tuttora faccio il marito-padre-imprenditore) è tornato all'antico amore per la vita in bilico su sei corde di metallo. Ma ho raffinato un po' i gusti. Sono diventato meno integralista e, francamente, ai migliori Iron Maiden o Judas Priest preferisco i Police, a fianco dei Led Zeppelin e Deep Purple ci metto volentieri Frank Zappa e Tom Waits… ma, d'altronde, l'età fa di questi scherzi.
Ma non divaghiamo.
Dicevo che ho ripreso in "grande stile" la chitarra per le corna e ne ho fatto nuovamente uno strumento di tortura per orecchi fini. Ho messo su un gruppo di coetanei disillusi ma convinti nel perseguire un obiettivo sano e ambizioso: divertirsi! E - che diamine! - ci stiamo riuscendo.
Ma il divertimento è nulla se non gli aggiungi quel po' di sale che ne fa una pietanza prelibata. E il sale, nel caso dei chitarristi, ha un acronimo carogna: GAS! Spendi e spandi in marchingegni taumaturgici e definitivi che durano lo spazio di un arpeggio o di un power chord: quello che ti fa rendere conto di quanto sia inutile perdere mezz'ora al negozio a tormentare i commessi con le tue insane voglie se poi, quando rimetti tutto in catena al tuo rig, ogni entusiasmo s'immola con effetto immediato sull'altare delle vibrazioni del tuo ampli.
Appunto, l'ampli.
Croce e delizia degli affetti da GAS (ma anche dei portatori sani).
E' bello tutto. Le tue dita, il tuo plettro, la tua testa, il tuo cuore, la tua chitarra, le corde, i pick-up, il jack, la pedaliera… ma quando tutto questo fa la domanda fatidica all'ampli, la sua risposta è quello che conta. Nient'altro.
Potremmo disquisire per l'eternità sul valore di valvole, modelli fisici, modeling, profiling, watt, pressione sonora, fet, mosfet e tutto quello che si vuole ma quello che conta in senso ASSOLUTO è ciò che esce da quel/i benedetto/i cono/i.
Ho provato un sacco di cose: Laney, Marshall, VOX, Fender, ancora Fender (il Twin Amp) trovando in quest'ultimo ciò che cercavo. Ma era della sala prove e anche avendo i 900 euro da spenderci per comprarmene uno, fisicamente, diventava un grosso impedimento dover portare i suoi quasi 40 chili su e giù per la scala a chiocciola del mio studio…
In preda a un delirio da senescenza neanche tanto precoce, compro un fiammante Fender Mustang III come esito di un ragionamento che ancora adesso non riesco a comprendere da dove sia venuto. Il risultato di tale combinazione non lo dico per decenza e, soprattutto, per il rispetto immutabile e mai scalfibile che nutro per un marchio che considero da sempre la quintessenza della chitarra.
Fatto sta che piglio detto amplificatore e lo ripongo da qualche parte in attesa di sviluppi (come fermacarte è un po' troppo voluminoso, come mobiletto da bagno è scomodo. Massì, lo vendo. A qualcuno interessa?).
Resta il problema di un nuovo ampli. Mi dò da fare e stilo una lista delle caratteristiche base che deve avere:
- essere valvolare;
- costare poco (ma va?);
- avere tra i 30 e i 50 watt di potenza;
- pesare poco, quindi cono singolo, rigorosamente da 12";
- avere dimensioni compatte.
Fatto ciò sguinzaglio lo sguardo sul web alla ricerca di proposte che siano in linea con le caratteristiche prefissate. Ne vien fuori una gamma che va dalle serie dei vari Bugera, al Fender Super Champ X2 (ma ha solo 15 watt), all'Ibanez TSA30, a un paio Laney, Koch e Blackstar (anche se un po' fuori budget). Inarrivabili Hiwatt e Mesa Boogie… Ma quel che conta in questo contesto è che escludo in partenza MARSHALL (troppo "pieni", e ciò che cerco è un gran pulito da sporcare coi miei marchingegni, per dar senso alla GAS) e PEAVEY (il motivo non lo so. Sarà forse il cassone che in sala prove mi ha fatto dar di stomaco quel paio di volte che ho dovuto usarlo). Tutti, ma non questi!
Mi decido perciò e, dopo aver studiato a fondo le caratteristiche di ognuno degli ampli che avevo in lista (così avrei fatto anche il figo col commesso), mi reco al fornito negozio dei miei paraggi.
La nuova sala chitarre è quanto di più disarmante possa presentarsi a un chitarrista: una sfilza di vorrei-ma-non-posso appese alle pareti che piega le gambe anche a chi più tanto giovane non è.
Accenno al commesso le mie esigenze e lui, per tutta risposta molto garbatamente, come si fa di fronte a uomini di mezza età, smonta passo passo le certezze che avevo in tasca mettendomi sul lastrico. Niente amplificatore, quindi?
"Bah, ci sarebbe" dice l'amico
"un PEAVEY usato…""Eeeeh!? Un Peavey? Ma sei fuori?! …Ma senti questo, un Peavey!" Lo stavo per mandare a quel paese (in realtà, altrove…) dopo che gli avevo specificato che non volevo né Marshall né Peavey.
"Beh, fai tu" insiste
"ma questo canta da paura. Ha un pulito bello vintage…". Immagino che stesse per dire
"Vintage, esattamente come te!".
Mi lascio abbindolare. Me lo faccio mostrare. E' un Classic 30 degli anni '90, finitura in tweed… lo sapevo! Una patetica imitazione del Blues Deluxe o, peggio del Blues Junior. Eppoi, altro che usato! La maniglia è sventrata, le viti arrugginite, macchie di ossido diffuse, il tweed sembra provenire da un convulso concerto di Pete Townshend… Ma per piacere!
Lui, seraficamente, piglia una Fender American Special HSS come la mia e la plugga al Classic 30. Accenna un paio di accordi sul canale pulito. Poi un paio di lick… ammutolisco. Avete presente quando tua sorella minore ti presenta una sua amica che pensi sia la solita sbarbina con le treccine e piatta come un asse da stiro ma poi, quando la rivedi, ti rendi conto che forse qualche anno è passato da quando andava alle medie e con i jeans stretch sembra tutt'altra cosa? Bene. Avete capito cosa ho provato in quel preciso momento.
Siccome non ci vedevo chiaro, strappo dalle mani la Fender dal commesso e comincio a lavorare l'amplificatore ai fianchi per scoprirne il trucco.
"Non può suonare così, un Peavey, che diamine, non può essere!". E invece era! Altroché se era!
Mentre lo porto a casa mi assale il malpensiero di aver preso l'ennesima cantonata… un altro fermacarte oversize.
Ma, una volta collegato a tutto il mio ambaradan la sensazione di aver trovato la "donna" della mia vita s'impossessa di me e divento un uomo, che dico, un chitarrista felice!
La rete dei luoghi comuni, dei preconcetti, degli integralismi che spandiamo nel mondo, molto spesso (sempre?) nasce da delle idee costruite sul nulla, perché solo la conoscenza ci permette di esprimere opinioni legittime, discutibili e rivedibili finché si vuole, ma legittime. E, datemi retta, non è filosofia spiccia.
Quando sento prese di posizione categoriche, imperative e incontrovertibili riguardo a strumenti, ampli o qualsivoglia accessorio mi vien quasi da ridere poiché non v'è nulla di più dubitabile che le proprie presunte certezze.
Lo so, è un tantino retorico ma, tanto per restare coi piedi per terra, quando cercate qualche strumento in negozio, fidatevi di più del vostro istinto perché potrebbe farvi scoprire cose che la vostra ragione non vede.
Spesso, è un giochino che rende felici...