In questi giorni ho ascoltato un po' di dischi usciti (più o meno) da poco:
- Pearl Jam "Backspace": I Pearl Jam proseguono il loro percorso di "involuzione positiva", con un disco che recupera le tradizioni del rock americano, sia in termini di sonorità (chitarre belle ruspanti, suono generalmente "analogico") che di scrittura dei brani.
C'è spazio sia per pezzacci tirati che per mid tempos e ballate: un lavoro che non aggiunge chiaramente nulla di nuovo, ma è piacevole e ben fatto, consigliato per ascolti non troppo impegnati, tipo mentre si torna a casa dal lavoro.
- Green Day "21st century breakdown": ammetto di non essere un fan dei Green Day, che secondo me sono sempre stati sopravvalutelli, anche durante il periodo di gloria degli anni '90. Il disco è, al solito, molto "leggero", con virate pop in qua ed in là, specialmente nel singolo, che sembra progettato per la radio in laboratorio. Stessa chiosa finale del disco dei Pearl Jam, con l'aggravante che i Green Day non mi stanno neppure simpatici.
- Muse “The Resistance”: Il migliore dei tre: confesso che i Muse mi sono sempre piaciuti (sono uno dei pochi gruppi in giro che hanno uno stile identificabile e, nei limiti, originale), anche se ho sempre trovato che diano il meglio di loro dal vivo, mentre i dischi hanno sempre avuto il limite di contenere pochi pezzi veramente validi. Quest'ultimo si innesta sulla rotta del precedente, orientato verso sonorità neoclassiche (più Chopin che Bach e Mozart) e dal piglio prog, in senso moderno: non c'è spazio per i virtuosismi alla Dream Theater, i pezzi hanno stesure non troppo articolate, mentre le parti strumentali e vocali sono piuttosto strutturate, con un uso sapiente e non strabordante dell'elettronica. Comunque ci sono 4 o 5 pezzi che mi piacciono molto, e di questi tempi è oro colato. Penso quindi che andrò a vederli (ancora) dal vivo, a Torino. Promossi